Attualità

Famiglie arcobaleno e anagrafe dei figli Il caso Padova

di Ivano Tolettini -

SERGIO GIORDANI SINDACO PADOVA


Sergio Giordani, sindaco di Padova, non è certo un barricadero. Anzi, è un uomo pragmatico ed equilibrato, apprezzato dai concittadini per la misura con cui si pone davanti ai problemi e cerca di risolverli. Per questo non stupisce che su una battaglia per i diritti come l’iscrizione all’anagrafe dei bambini delle coppie omosessuali non arretra di un passo. Dal 2017, quando vinse l’elezione di sindaco come alfiere del centrosinistra, sono cominciate le trascrizioni e ad oggi sono state 32 per una città di 207 mila abitanti. Neanche di fronte al monito del prefetto Roberto Grassi, che ha ricordato la recente sentenza della Cassazione che afferma che il figlio di una coppia dello stesso sesso può essere tutelato solo con l’adozione, Giordani vuole discriminare i bimbi delle famiglie arcobaleno. “Ritengo di muovermi nell’alveo delle norme, come del resto mi hanno confermato i nostri consulenti legali – spiega calmo, ma deciso da giorni il primo cittadino – Sono pronto a confrontarmi col prefetto, di certo non vogliamo creare cittadini di serie a e di serie b, anche perché è evidente che c’è un vuoto normativo”. Da sottolineare che Padova riconosce solo se il figlio è di due donne, per evitare di alimentare in linea teorica la maternità surrogata qualora a presentarsi all’anagrafe per il riconoscimento del minore fossero due uomini. Com’è noto dopo il provvedimento della Corte di legittimità, il ministero dell’Interno ha provveduto ad emanare una circolare che ricorda ai sindaci l’indirizzo giurisprudenziale. Tuttavia, ed è un dato di fatto che c’è un vuoto normativo. Tanto che sono numerosi anche in Veneto i Comuni che si muovono di fatto in ordine sparso stretti da una parte dalla tutela delle norme e dall’altra parte dal riconoscimento dell’amore nutrito dagli adulti delle coppie arcobaleno per i loro bambini. Lo stesso sindaco Giordani, che è stato convocato dal prefetto Grassi, sottolinea che “si tratta di un tema che non dovrebbe essere piegato a battaglie ideologiche e rispetto al quale nel Paese esiste un serio vuoto normativo. I sindaci sono chiamati ad agire con buon senso per tutelare la dignità delle bambine e dei bambini e i loro diritti fondamentali, evitando così di generare gravi discriminazioni. Queste ultime le trovo ingiuste sul piano etico e lo Stato deve intervenire”.

BRUGNARO

Emblematico il ragionamento del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che intervenendo sulla complessa questione afferma che “è un tema che va affrontato perché interroga le coscienze e del quale bisogna parlare con molto rispetto”. Spesso viene affrontato in termini di appartenenza ideologica, senza considerare che da un lato i minori coinvolti non sono tantissimi e dall’altro il rispetto della felicità delle persone è argomento della massima serietà. Tanto che la Costituzione americana la qualifica come un diritto innato e inalienabile. “Vedete, io stesso sono andato a manifestare con il popolo delle famiglie qualche anno fa contro la teoria gender – aggiunge Brugnaro rivolto ai giornalisti -, sull’argomento ho a lungo riflettuto e affermo che ci vuole rispetto per tutti. Alla base ci sono due temi: i diritti delle coppie omosessuali e quelli dei bambini. Quelli delle coppie sono problematiche che sembrano superate dalla realtà, mentre quelle dei bambini in casi come questi vanno effettivamente normati. Io partirei dai diritti di chi nasce. Io a Venezia rispetto la legge, ma non c’è dubbio che è un tema da affrontare”.

ZAIA E SCHLEIN

Anche il governatore Luca Zaia, interpellato dai cronisti, è intervenuto spiegando che “ va distinto tra il diritto all’iscrizione all’anagrafe e la rivendicazione di avere l’utero in affitto: è una partita delicatissima, io ragiono sempre che la mia libertà finisce dove inizia la tua e viceversa”. Sulla trascrizione all’anagrafe dei figli delle coppie gay, dopo la decisione del sindaco di Padova di non impedire il riconoscimento dei figli di coppie di due donne, Zaia sottolinea che “rispetto all’utero in affitto la questione è diversa, perché le libertà sono di chi vorrebbe avere un figlio, ma c’è anche la libertà della donna che non mi risulta lo faccia divertendosi di restare incinta e donare il proprio bimbo. Il discorso è molto complicato, riveste la sfera etica e non lo liquiderei come fa qualcuno”. Da parte sua la segretaria del Pd, Elly Schlein, osserva che “i figli e le figlie delle famiglie omogenitoriali sono ancora purtroppo molto spesso discriminati e, quindi, siamo al loro fianco per chiedere di riconoscere che i loro sono diritti fondamentali. Bisogna lottare di più, perché la pressione che è stata fatta sul Comune di Milano e adesso anche sul Comune di

Padova di smettere di trascrivere è frutto dell’ideologia che guida questa maggioranza di governo che ci vuole riportare molto indietro nel tempo».

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