Primo Piano

Parola d’ordine: Slava armi

di Adolfo Spezzaferro -

NATO Secretary General Jens Stoltenberg, the President of the European Council, Charles Michel, and the President of the European Commission, Ursula von der Leyen


L’Occidente risponde al patto Cina-Russia per la pace in Ucraina con altre armi: è l’ordine impartito da Washington, segno che secondo gli analisti Usa la guerra durerà ancora a lungo. Mentre l’offensiva russa nel Donbass va avanti inesorabile e le città ucraine sono sotto i bombardamenti con una pioggia incessante di missili e droni kamikaze, la Nato e la Ue annunciano l’invio di altre armi e munizioni. Al Consiglio europeo di ieri i Paesi membri, divisi su tutto, erano unanimi nel sostenere militarmente Kiev e nel rifiutare qualsiasi proposta di tregua o negoziato che non implichi il ritiro delle truppe russe dai territori occupati. Condizione inaccettabile da parte del Cremlino, che dimostra come Usa e Ue e quindi la Nato non intendano porre fine al conflitto.
Il vertice Ue ribadisce la promessa di fornire all’Ucraina un altro milione di proiettili di artiglieria, si legge nella dichiarazione finale. Nel documento sul vertice si parla anche di disponibilità a fornire a Kiev “se necessario” missili terra-terra. La Ue ha anche sostenuto l’idea di creare un meccanismo internazionale per rendere conto dei danni causati all’Ucraina per “successive ricostruzioni”. E il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg avverte che “l’Occidente dovrebbe prepararsi ad un lungo conflitto prolungato in Ucraina, perché le prospettive per una sua soluzione non sono ancora visibili”. L’Alleanza atlantica in questa fase ritiene che il conflitto in Ucraina possa essere definito una “guerra di logoramento”. Più dell’Europa che della Russia, aggiungiamo noi.
Stoltenberg torna a ripetere che i Paesi occidentali devono aumentare la capacità produttiva per la fornitura di nuove munizioni e armi all’Ucraina. “L’attuale tasso di consumo di munizioni è superiore all’attuale tasso di produzione”, fa presente. Solo sette dei 30 Paesi membri della Nato hanno raggiunto l’obiettivo del 2% del Pil destinato alla Difesa, ricorda il segretario generale. Poi Stoltenberg ha detto di aspettarsi al prossimo summit di Vilnius il primo luglio che gli alleati concordino “una promessa più ambiziosa di investimenti, con il 2% del Pil come minimo per la difesa”.
La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen è allineata in tutto e per tutto (anche perché si vocifera che punti a succedere proprio a Stoltenberg). “L’Unione europea sostiene fermamente e pienamente l’Ucraina e continuerà a fornire un forte sostegno politico, economico, militare, finanziario e umanitario all’Ucraina e al suo popolo per tutto il tempo necessario”, si legge infatti nella dichiarazione finale del Consiglio Ue. Su tutt’altra posizione invece il premier ungherese Viktor Orban: “Il Consiglio europeo è in corso. La posizione ungherese è chiara e semplice: no alle migrazioni! No al gender! No alla guerra!”. Così su Twitter, allegando una foto in cui Orban è con la von der Leyen, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres e il nuovo presidente cipriota Nikos Christodoulides. Di spalle si intravvede anche la premier Giorgia Meloni.
“Aiuti alla Moldavia
entro giugno”
Bruxelles si porta anche avanti con il lavoro, sempre in chiave anti-russa. “L’Unione europea continuerà a fornire tutto il sostegno alla Repubblica di Moldavia, anche per rafforzare la resilienza, la sicurezza, la stabilità, l’economia e l’approvvigionamento energetico del paese di fronte alle attività destabilizzanti di attori esterni, nonché a sostenere il suo percorso di adesione alla Ue”, si legge nelle dichiarazioni finali. Il Consiglio europeo “invita la Commissione a presentare un pacchetto di sostegno prima della sua prossima riunione”, prevista a giugno.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky va come sempre in pressing sui leader Ue: ogni ritardo nello sforzo congiunto di battere la Russia fa aumentare i rischi di un prolungamento della guerra, è il suo avvertimento. A tal proposito Zelensky menziona cinque punti critici: il ritardo nella consegna di missili a lungo raggio, jet da combattimento, un nuovo pacchetto di sanzioni (che devono essere ampliate e non ridotte), l’attuazione della formula di pace avanzata da Kiev (il ritiro dei russi, in sostanza) nonché l’inizio delle negoziazioni per l’ingresso del Paese nella Ue.
Dal canto suo, Mosca punta il dito contro l’Occidente, che getta benzina sul fuoco. Il trasferimento da parte della Slovacchia del primo lotto di caccia Mig-29 in Ucraina “è ancora un altro passo che indica che nella questione ucraina, i Paesi della Nato e dell’Ue continuano il percorso verso l’escalation del conflitto”, afferma il viceministro degli Esteri russo Alexander Grushko.


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