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Se i delfini diventano soldati. Nuove reclute al servizio degli Usa

di Giada Balloch -


I delfini diventano soldati. Le nuove reclute a servizio degli USA. Schiavi o strumenti di battaglia? La domanda sorge spontanea. L’uso degli animali nell’esercito non è una novità. Nel corso della storia, sono stati impiegati per vari scopi, quali il trasporto, la comunicazione e persino il combattimento. In tempi moderni, i militari più interessanti sono senza dubbio i delfini della Marina degli Stati Uniti. I Marines iniziarono ad utilizzare i cetacei negli anni sessanta, principalmente per attività come il recupero delle mine. Infatti grazie al loro naturale sonar biologico, sono in grado di trovare e marcare la posizione esatta delle bombe con grande accuratezza. Questi compiti richiedono un tale livello di precisione, difficile se non impossibile da raggiungere solo con i subacquei. La loro capacità li ha resi inestimabili nel rilevamento di esplosivi in acque pericolose.
I così chiamati “military dolphins” attuano una varietà di incarichi, tra cui la ricerca, il salvataggio e la sorveglianza sottomarina. Oggi, la base del programma è situata presso lo Space and Naval Warfare Systems Center Pacific. A San Diego, in California, vengono addestrati da un team di esperti che, tramite diverse tecniche, insegnano agli animali le competenze necessarie per le missioni. Uno dei metodi principali utilizzati per allenarli è il rinforzo positivo. Ciò significa che quando un delfino esegue un esercizio correttamente, viene ricompensato con del cibo o altre forme di premio. La presenza di una motivazione lo incoraggia a continuare a svolgere il comportamento desiderato. Anche speciali giocattoli e oggetti costruiti dagli istruttori stessi aiutano i mammiferi ad imparare abilità specifiche.
Il progetto ha sorprendentemente riscosso molto successo in breve tempo e ha raggiunto obiettivi straordinari, a detta del governo americano. Nel 2003, i delfini sono stati usati per bonificare le mine nel porto di Umm Qasr in Iraq, consentendo la consegna di aiuti umanitari nella regione. Un altro esempio? La localizzazione e il recupero di oggetti dal fondo dell’oceano, come ordigni pericolosi e attrezzature perse, effettuata ancora oggi.
Tuttavia il loro ingresso nel corpo militare non è avvenuto senza polemiche.
Alcuni attivisti per i diritti degli animali sostengono che sia una pratica a dir poco crudele, simile all’allevamento di animali per il macello. Vista la loro elevata intelligenza e socialità, addestrarli per certi incarichi equivale a servirsene letteralmente come schiavi. Nonostante le preoccupazioni sollevate da molti, la Marina afferma che il loro uso sia non solo etico ma necessario, poiché non esistono alternative altrettanto valide. In un recente articolo sul New York Times, viene assicurato che gli animali vengono trattati con la massima cura e rispetto. Il loro addestramento è inoltre progettato da esperti per ridurre al minimo eventuali danni causati dallo stress.
Negli ultimi anni, una novità è stata introdotta nella task force: il leone marino, capace di seguire istruzioni simili a quelle date ai delfini. Particolarmente adatto perché in grado di nuotare per lunghe distanze e di operare in condizioni meteorologiche mutevoli.

Sebbene sia chiaro che le nuove “matricole” siano riuscite a raggiungere obiettivi importanti per l’amministrazione, è anche importante considerare le implicazioni relative a ciò che questo comporta. Mentre la tecnologia continua ad avanzare, è possibile che l’uso degli animali nell’esercito sia ancora così indispensabile? Chi lo sa. Per il momento soltanto una cosa è certa: i programmi di animal training rimarranno una parte fondamentale della strategia militare degli Stati Uniti e continueranno ad avere un importante ruolo nei futuri conflitti.

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