Esteri

L’Expo val bene una gita a Parigi, Meloni e il dispetto di Macron

di Giovanni Vasso -

GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica francese


L’Expo val bene una gita a Parigi. La premier Giorgia Meloni e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri andranno, tra qualche giorno, in Francia a perorare la candidatura della Città eterna all’edizione 2030 della fiera mondiale. Ma c’è un piccolo, grande, intoppo. Macron s’è già promesso a Riad, all’Arabia Saudita. E lo avrebbe fatto nonostante il (formale) sostegno dell’Ue all’Italia. Un intoppo, già. Piccolo perché, se le istituzioni comunitarie funzionassero così come pretenderebbero di farlo, si tratterebbe di gestire, a Bruxelles, un semplice qui pro quo. Grande perché la distanza, tra l’Italia e la Francia, non è mai stata così ampia e l’Europa, nonostante le sue ambizioni, non riesce a imporsi di fronte ai suoi stessi Stati membri, non è evidentemente capace di armonizzare gli interessi contrastanti che le cancellerie nazionali portano avanti. Tra Roma e Parigi, per esempio, la tensione va avanti dal giorno dopo l’insediamento del governo Meloni. Non sono passati che poco più di otto mesi e, per ripercorrere la storia delle frizioni tra Italia e Francia, tra accuse pubbliche e ripicche private, ci vorrebbe già un almanacco. Per farla breve, tutto è iniziato con Meloni che scarica, in Francia, alcuni migranti e con Macron che si sente tradito anche perché l’approdo dei barconi stranieri dà fiato alle trombe di Marine Le Pen. Lo scontro sui migranti ha toccato l’acme, nei mesi successivi, con le sanguinose accuse del ministro degli interni francese Darmanin. Ma chi pensa che si tratti di una difformità di visione sui valori dell’accoglienza o sulla gestione dei flussi, si sbaglia di grosso. La destra italiana, dall’opposizione, ha sempre perorato un affrancamento dello Stato dall’orbita francese. E Meloni, almeno questa promessa, l’ha mantenuta da subito. E, con il piano Mattei, ha iniziato a ragionare con il Nordafrica e il Medio Oriente. E lo ha fatto proprio nel momento più delicato per la Francia (leggi ritiro dal Sahel e dal Mali) ponendosi, per l’Africa e il territorio mediterraneo, come un interlocutore altro rispetto a Parigi. Se la strategia sarà stata efficace lo dirà solo il tempo ma che sia stata avviata è già un fatto, diplomaticamente rilevantissimo. Ma l’ultima, Meloni, l’ha fatta riuscendo a beffare Macron, incontrando a Palazzo Chigi Elon Musk. Mr Tesla vuole aprire una nuova fabbrica di batterie per auto elettriche in Europa, la Francia (e la Spagna) gli stanno promettendo mare e monti, lui va a parlare con il governo italiano. Dal punto di vista di Meloni, un’Expo val bene una gita a Parigi. Bisognerà vedere che ne pensa Macron. Ora alle strette, con il rischio di stracciare (una volta di più) la presunta unità europea e dare un colpo, l’ennesimo, alla credibilità internazionale Ue. (g.v.)


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