Attualità

A Vicenza ci vogliono 12 anni per demolire una villa abusiva

di Ivano Tolettini -


Sette anni dopo che il Consiglio di Stato ha stabilito che la villetta era abusiva perché costruita in una zona vincolata a “inedificabilità assoluta”, e dodici anni dopo l’inizio dei lavori alla periferia est di Vicenza. È il tempo che ci è voluto per l’abbattimento di un conclamato abuso edilizio nella città del Palladio, una villetta da 600 metri cubi, che avrebbe dovuto essere abitata grazie al piano casa dall’attuale consigliere comunale di minoranza del centrodestra, Nicolò Naclerio, e la cui vicenda ha tenuto banco a lungo non solo nel capoluogo di provincia veneto. In Italia, è cosa fin troppo nota, la demolizione di un immobile illegale è un fatto assai complicato, tanto che in base agli ultimi dati disponibili e di recente pubblicati da Legambiente, nel torno temporale dal 2004 al 2022 soltanto il 15% delle case dichiarate abusive dai giudici amministrativi è stato abbattuto nelle regioni più a rischio: Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia.
La vicenda della villetta illegale realizzata in strada Ospedaletto 164, a Bertesina di Vicenza, nelle pertinenze della dimora storica di Cà Latina, è un caso anche del tutto particolare, perché i proprietari Nicola Naclerio e la moglie Tiziana Brogliato, che ricorrendo al Piano casa avevano edificato l’immobile appunto per il figlio Nicolò, erano stati autorizzati dal Comune. Questa è una storia particolare perché dimostra che c’è voluta una lunga battaglia giudiziaria da parte delle parti lese perché hanno dovuto rivolgersi più volte al Tar Veneto e al Consiglio di Stato per vedere riconosciuto il proprio sacrosanto diritto, nonostante nel luglio 2017 il Consiglio di Stato avesse sentenziato che la villetta era abusiva perché costruita senza idonea licenza edilizia, annullata in via definitiva. Da quel momento, dopo che nel 2018 l’immobile abusivo fosse stato acquisito dal Comune come bene pubblico, il braccio di ferro giudiziario si è intensificato e i coniugi Naclerio hanno avviato una causa civile per danni nei confronti del Comune perché sostengono che hanno speso 300 mila euro perché inizialmente autorizzati dai tecnici municipali. È anche vero che prima del rilascio del titolo edilizio il tecnico dei Naclerio si era sentito rispondere che non c’era possibilità di costruire per il vincolo storico. Fatto sta che soltanto nel 2021, dopo che da tre anni il Comune era proprietario dell’immobile abusivo, il Tar Veneto nuovamente interpellato dai coniugi Beniamino Raschietti e Marika Rigon, con il loro avvocato Dario Meneguzzo, hanno avuto il definitivo via libero per vedere abbattuta la villetta. “Fummo costretti a rivolgersi nuovamente ai giudici – spiegarono i coniugi – perché vedevamo che il municipio prenedeva ancora tempo e non si decideva alla demolizione”. La coppia aveva deciso di acquistare la porzione di un vecchio edifico per ristrutturalo, investendo parecchi quattrini, sul presupposto che nessuno avrebbe mai potuto costruire lì vicino e pertanto avrebbe potuto vedere dal loro edificio i Colli Berici e la basilica di Monte Berico. Questo era svanito dopo che era sorta la villetta perché aveva oscurato l’orizzonte. Così nei giorni scorsi, dopo che nel 2022 un primo bando pubblico per reperire la ditta che avrebbe dovuto demolire la casa era andato deserto, tecnici e operai hanno azzerato l’edificio
Del resto, che demolire gli abusi edilizi anche nel Veneto, come nel resto del Belpaese, è tutt’altro che agevole, lo dimostra un abuso commesso più di trent’anni fa nel cuore di Venezia -si trattava di un chiosco souvenir divenuto fisso – che ha visto la rimozione solo in tempi recenti. Nel report pubblicato da Legambiente, l’incidenza del mattone illegale nei Comuni costieri è nettamente superiore a quella dell’entroterra. Ed a Roma ci sono state in diciotto anni solo 323 demolizioni a fronte di 2.676 ordinanze di abbattimento.


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