Economia

ABBASSATE LE TASSE

di Cristiana Flaminio -


La Banca d’Italia lo ha certificato: l’Italia è un Paese di tartassati. Adesso la pressione fiscale che veleggia oltre il 43%, schiacciando soprattutto i ceti medi, diventa un problema reale. Da risolvere. Al più presto. Nell’audizione sul Def alle commissioni bilancio riunite di Camera e Senato, il capo dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia, Sergio Nicoletti Altimarila, ha lanciato, più che un auspicio, un obiettivo preciso. “L’elevata pressione fiscale è un problema strutturale”, ha spiegato Altimarila. Che tiene imbrigliate le forze del Paese, ne deprime lo sviluppo e impoverisce le famiglie. “Ridurla, soprattutto per le fasce meno abbienti della popolazione è un obiettivo importante che dovrebbe risultare nel disegno di un intervento permanente e sostenibile per le finanze pubbliche”, afferma il capo dipartimento Bankitalia. E sono parole chiare, che sembrano quasi rivoluzionarie nel Paese in cui, a ogni elezione, si promettono tagli draconiani delle tasse che, invece, sono progressivamente e inesorabilmente aumentate da trent’anni a questa parte.
Le tasse di possono e si devono tagliare, dunque. Un tabù in un Paese in cui, chiunque provi a far notare che si pagano troppe imposte, rischia di finire stritolato dall’accusa di essere un evasore o, quantomeno, un fiancheggiatore dei furbetti. Invece, il problema c’è, è grave. E va affrontato in maniera decisa. Ma non deve essere un liberi tutti. Anzi. L’obiettivo è proprio quello di puntare sul contrasto all’evasione per spingere in giù la pressione fiscale. E di fatti la Banca d’Italia ritiene che sia proprio dal consolidamento del “contrasto all’evasione fiscale, volto ad accelerarne la riduzione registratasi negli ultimi anni” che vanno rintracciate le risorse utili a procedere al taglio delle tasse a favore “dei contribuenti in regola”.
I numeri sul peso che le imposte hanno in Italia sono inquietanti. Basterebbero quelli ufficiali a restituire il quadro di una situazione grave. Ma le cifre “reali” snocciolate nei giorni scorsi da Unimpresa appesantiscono la visione d’insieme: “La a pressione fiscale vera, misurata come rapporto tra il totale delle entrate nelle casse dello Stato e il prodotto interno lordo, sfiorerà, infatti, il 49% nel 2023 e si avvicinerà al 48% nel 2024, attestandosi a livelli superiori rispetto a quanto inserito nell’ultimo Documento di economia e finanza, laddove si indicano rispettivamente 43,3% e 43%”. Il “fact checking” dell’organizzazione produttiva sui numeri del bilancio di Stato ha riferito, inoltre che “il totale delle entrate nel 2023 e nel 2024 è pari, rispettivamente, a 986,1 miliardi e 1.002,8 miliardi, mentre il governo ha tagliato, nei due anni in esame, 88,1 miliardi l’anno”.
Pertanto la presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, aveva ribadito la necessità, per il governo, di avviare “seriamente un percorso volto alla riduzione del carico fiscale”. Questo perché “siamo ancora in una situazione di incertezza e le tasse vanno tagliate subito”. Della necessità di non appesantire il conto delle tasse per le imprese e le famiglie, nei giorni scorsi, aveva parlato anche Filippo Sangalli, segretario generale di Confcommercio. Che, in tema di green e digitale, aveva spiegato: “Non dobbiamo mai dimenticare, quando si discute sia in Italia che in Europa sulla revisione in ottica green della tassazione energetica, o del superamento dei cosiddetti ’sussidi dannosi per l’ambientè, che la tassazione nel nostro Paese è già a livelli di assoluto primato: l’accisa sul gasolio, per esempio, è la più alta in Europa. Vanno, dunque, evitati ulteriori incrementi di tassazione e vanno confermate misure indispensabili per la competitività delle nostre imprese”.

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