Cultura & Spettacolo

Addio ad Akira Toriyama, è morto il papà di Dragon Ball

di Giovanni Vasso -

epa11206030 A black and white photograph taken in May 1982 shows Japanese manga artist Akira Toriyama. On 08 March 2024, the publishing company Shueisha announced in a statement that Akira Toriyama, who published many works in Jump magazine, has passed away. Toriyama was the creator of the 'Dragon Ball' manga series. EPA/JIJI PRESS JAPAN OUT EDITORIAL USE ONLY/


Addio al papà di Dragon Ball, il mangaka Akira Toriyama è morto. Aveva 68 anni. Il decesso del fumettista è avvenuto il 1 marzo scorso. A causare la morte del mangaka sarebbe stato un ematoma subdurale acuto al cervello. L’annuncio è arrivato nelle scorse ore, a funerali già avvenuti, sul sito ufficiale dedicato alla saga che lo aveva imposto all’attenzione del mondo. Appunto, a Dragon Ball. Nell’annuncio si legge che Akira Toriyama “ha lasciato a questo mondo molti titoli di manga e opere d’arte. Grazie al sostegno di tante persone in tutto il mondo, ha potuto continuare le sue attività creative per oltre 45 anni”. Gli amici e i collaboratori di Bird Studio e Capsule Corporation Tokyo si augurano che “il mondo delle opere uniche di Akira Toriyama continui a essere amato da tutti per molto tempo a venire”.  Toriyama stava lavorando a moltissimi progetti e la sua scomparsa ha causato un autentico terremoto. La notizia della sua morte ha lasciato senza parole decine di milioni di fan in tutto il mondo. L’opera di Toriyama, infatti, si è imposta, a livello globale, finendo per diventare uno dei franchise più importanti, influenti (e ricchi) della produzione culturale giapponese. La saga di Goku era iniziata nel 1984, quando Akira Toriyama si era lanciato in una nuova avventura editoriale dopo aver conquistato la popolarità grazie a Dr Slump e Arale. Ma il mangaka, originario di Nagoya, aveva iniziato già a disegnare fumetti e il suo primo lavoro fu Wonder Island, che risale al 1978 e che fu pubblicato da Weekly Shonen Jump. Era la storia di un ex pilota kamikaze giapponese, che avrà anche un seguito, l’anno dopo: Wonder Island 2. Con Dr Slump e Arale, Toriyama diventa una firma di rilevanza dentro e fuori il panorama fumettistico nipponico. Vende più di 35 milioni di copie, dal 1980 fino all’84, grazie alla coppia di personaggi divertenti e che sapevano strizzare l’occhio al lettore con tanto umorismo e riferimenti alla vita reale e alla cultura popolare giapponese. Diventerà una serie animata, la prima con la sua firma, nel 1986. Ma il successo, vero, era dietro l’angolo. Akira Toriyama, che aveva sempre coltivato una passione smodata per i film di arti marziali e che stravedeva per l’attore Jackie Chan, decide di scrivere una storia che abbia, sullo sfondo, il mondo del kung fu. E il cui protagonista, proprio come Jackie Chan, non si prenda troppo sul serio pur restando forte, anzi fortissimo. Ecco Dragon Boy che è il prodromo da cui vedrà la luce Dragon Ball. Un franchise che è diventato talmente amato, in tutto il mondo, da incassare – solo nell’anno fiscale 2021 – qualcosa come 127 miliardi di yen, poco meno di 800 milioni di euro. Risultando, così, il primo manga in assoluto. La lunga, lunghissima, saga di Dragon Ball è diventata così famosa che ripercorrerla è al limite dell’inutile. Goku, Vegeta, Crili, Bulma, le sfere del Drago, i desideri, l’umanità sempre sull’orlo della distruzione per colpa di nemici sempre più forti, arrivati qui da ogni anfratto dell’Universo. Anzi, degli Universi dal momento che negli ultimi capitoli lo scontro si allarga ben oltre l’infinito.

Il franchise di Dragon Ball è ricchissimo. Le serie canoniche (Dragon Ball, Dragon Ball Z e Dragon Ball Gt) a cui si sono aggiunte nel corso degli anni Kai, Super e Daima. Dai fumetti alle serie tv, il passo è stato breve grazie all’impegno e alla collaborazione con Toei Animation che ha portato Goku e gli altri in ogni angolo del mondo. E poi decine e decine di anime, spinoff. Una montagna di videogiochi e un fiume di merchandising. Ma, cosa più importante, Akira Toriyama ha creato un’icona, un cult per milioni di affezionati e ha contribuito a creare le basi internazionali su cui poggia il successo, che dura ancora oggi, dei manga, portando così l’interesse del mondo verso la cultura giapponese a livelli che, fino a qualche decennio fa, sembravano inimmaginabili.


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