Al supermarket la spesa con il bilancino, come i pusher
L'Europa bacchetta la legge di contrasto della shrinkflation, pronta per il via ad ottobre
Anche da noi si chiama shrinkflation, ce ne accorgiamo al supermarket: forse non sanno pronunciarla perfettamente ma gli italiani conoscono da decenni la riduzione della quantità o del peso di un prodotto mantenendo inalterato il prezzo.
Shrinkflation: al supermarket di meno, a un prezzo aumentato
Che in questi anni è perfino aumentato, con la “scusa” della guerra in Ucraina, del costo dell’energia o per altre motivazioni reali o verosimili.
Il nostro Paese, una volta tanto, si era messo all’opera varando una legge apposita per contrastare il fenomeno pur adeguandosi – è questa la prima legge dello Stato – a farne slittare subito l’applicazione. Non più aprile ma ottobre 2025, tra qualche settimana.
La norma imporrà ai produttori di apporre sulle confezioni un’etichetta ben visibile che segnali quanto la quantità di prodotto è diminuita rispetto al formato precedente, con l’obbligo valido per sei mesi dalla prima immissione in commercio del prodotto ridotto.
La legge criticata
Una legge pure criticata. Altroconsumo nutre dubbi sull’efficacia della norma per il controllo e la trasparenza e sui controlli che risulteranno difficili: la legge prevede l’etichettatura solo se il packaging è identico, quindi un leggero cambiamento di confezione può eludere l’obbligo. Inoltre, l’obbligo è a carico dei produttori e non dei distributori e manca un’indicazione sull’aumento di prezzo per unità di misura, limitando le informazioni al consumatore.
Però la buona volontà c’era stata. Non l’avessimo mai fatto. A marzo la Commissione europea ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia, contestando a Roma di aver adottato la legge senza rispettare pienamente le norme Ue: misure sproporzionate, potrebbero esserci soluzioni meno restrittive, come avvisi nei market invece che direttamente sulle confezioni.
Tutto da rifare
Tutto da rifare? Chissà. Intanto continuiamo a comprare olio Evo in bottiglie da 75 cl, biscotti in quantità minori, detersivi e prodotti per l’igiene della persona in confezioni “dimagrite”. Per non dire dei trucchetti che quasi dieci anni fa i consumatori imputarono perfino a marchi di grande nome come Barilla, accusata di aver ridotto i grammi di pasta delle classiche confezioni da mezzo chilo. Erano per il Canada e gli Usa, si giustificò il brand.
Ci toccherà girare nei supermarket con i bilancini, come quelli dei pusher.
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