Ambiente

Allarme Lago Maggiore: la siccità minaccia economia e turismo

di Angelo Vitale -


Allarme per il Lago Maggiore. Preoccupati i bagnanti, preoccupati i residenti, preoccupati gli imprenditori, il livello dell’acqua due giorni fa era a meno 30 centimetri: un dato storico per la magra, segnalava il Corriere del Ticino. Rallentamento per le attività dei cantieri di ormeggio delle imbarcazioni turistiche, in calo gli stessi flussi di visitatori in arrivo nella zona.

Nei primi giorni del mese, l’Anbi – l’associazione nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue – aveva registrato un “invaso crollato al 17,3% di riempimento, che faceva riemergere il ricordo della siccità”, seppure in quella prima settimana di agosto considerata perfino “moderata”. E’ allarme per il lago Maggiore.

Questa estate, fanno sapere dal Centro Geofisico Prealpino, è decisamente migliore di quella dell’anno scorso, ove furono catalogati i dati del “mese più secco dal 1967”. Considerazione ben poco positiva, però, se si tiene conto che questo 2023 ha avuto nella zona un inverno secco e una primavera sotto le medie stagionali riguardo alle precipitazioni no ché un indice pluviometrico che indica meno 150 millimetri rispetto alle piogge medie. L’attuale speranza, a fronte della quale i risultati tuttora mancano, risiede nell’apporto dei due affluenti del lago, i bacini idrografici del Maggiore, la Maggia e il Ticino, che dovrebbero essere essere abbondanti e invece non lo sono. Mentre la stessa Arpa Lombardia rileva che l’attuale riserva idrica del bacino Toce-Ticino-Verbano al servizio del Maggiore è in calo rispetto alla settimana precedente, fino al 7,6%, un dato inferiore di circa il 40% alla media del periodo degli ultimi 15 anni dal 2006 al 2020.

Nella primavera scorsa, in Regione Lombardia si era guardato ad un possibile orizzonte positivo. In marzo un Tavolo tecnico che aveva per focus una situazione comunque allarmante – un deficit di circa il 60% di accumulo delle acque, pari a oltre 2 miliardi di metri cubi di acqua -, l’impulso a misure di contenimento cn una policy cautelativa di limitazione delle erogazioni, le direttive per l’attingimento da acque superficiali in condizioni di crisi idrica, l’ok all’attingimento di acque da cava, il via a una regolamentazione delle nuove concessioni di pozzi.

Definendo pure, in una regione che è in stato di emergenza e lo sarà fino alla fine dell’anno, una politica previsionale per incentivare l’attrattività turistica delle risorse di lago in Lombardia, con 4,5 milioni di euro di investimenti solo due settimane fa.

Oggi, invece, in una zona che solo due mesi fa, a giugno, faceva registrare il pieno di turisti, le domande senza risposte di visitatori e lavoratori e imprese del comparto, di fronte a sponde divenute fangose per esempio ad Angera, dove le barche più vicine alla riva poggiano sul fondo. O a scali come quelli di Ranco, Ispra e Porto Valtravaglia verso i quali la compagnia Navigazione dei Laghi ha sospeso l’invio degli abituali battelli.

Incerto, finora, il possibile esito di interventi cui la parte delle amministrazioni locali ricadenti sul territorio piemontese chiede di dare il via, anche in auspicabile collegamento con le azioni di competenza della Svizzera, che nell’area vi gestisce il cuore turistico del Locarnese. La richiesta minima è un tavolo di confronto permanente, allo stato inesistente. Eppure sotto gli occhi di tutti, gli effetti di un Lago Maggiore in secca: danni per l’ecosistema naturale lacustre, danni per l’economia locale, danni per i trasporti necessari all’intera zona.


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