Attualità

Attacchi Houthi nel Mar Rosso: Prosperity Guardian non regge

di Angelo Vitale -


I ribelli yemeniti Houthi sostenuti dall’Iran hanno sferrato nuovi attacchi contro le navi mercantili nel Mar Rosso: l’Us Central Command ha annunciato che aerei da combattimento statunitensi e britannici hanno abbattuto 18 droni e tre missili con missili aria-aria. I droni e i missili intercettati erano stati lanciati dalle aree yemenite controllate dagli Houthi nel Mar Rosso meridionale, in direzione delle rotte marittime internazionali dove transitavano decine di navi mercantili. Si tratta del 26esimo attacco degli Houthi alle rotte commerciali del Mar Rosso dal 19 novembre.

Da due mesi, molte petroliere e navi mercantili che normalmente transiterebbero attraverso il Canale di Suez verso l’Oceano Indiano vengono invece dirottate intorno al continente africano, scelta che allunga di circa due settimane il viaggio delle spedizioni: di 80 miliardi di dollari è finora stimato il valore delle merci spostate su queste rotte.

Gli attacchi di droni e missili da parte dei militanti Houthi stanziati nello Yemen sconvolgono da circa due mesi la circolazione delle spedizioni navali attraverso il Mar Rosso e il Canale di Suez, ove naviga circa il 10% del commercio mondiale.

Lunedì la compagnia petrolifera BP ha annunciato che avrebbe “sospeso temporaneamente” tutti i transiti attraverso il Mar Rosso, a seguito di decisioni simili da parte di Maersk, MSC, Hapag-Lloyd e CMA CGM. Mentre Dhl ha avvertito che “la deviazione aumenterà significativamente i tempi di transito tra l’Asia e l’Europa”. Circostanze che stanno facendo lievitare i premi assicurativi sulle navi e contribuiscono a un aumento dei prezzi del petrolio in tutta l’area.

Un fattore dirompente, questa serie di attacchi, che è ormai letta come un nuovo tipo di minaccia geopolitica. “Una task force navale dedicata sarà in grado di intercettare più efficacemente attacchi di droni e missili e di prevenire operazioni di abbordaggio, ma non sarà in grado di essere ovunque presente” con tutta la sua capacità, viene fatto notare alla Cnbc da Ryan Bohl, analista senior per il Medio Oriente e del Nord Africa della compagnia indipendente di intelligence Rane. Anche perché “finché ci sarà un numero significativo di navi civili che si muovono in quest’area, gli Houthi avranno molti obiettivi tra cui scegliere”.

Finora, queste milizie hanno schierato e armato droni ad attacco diretto e missili antinave e hanno persino sequestrato una nave mercantile, abbordandola. E non hanno intenzione di fermarsi. Mohammed al-Bukaiti, un loro rappresentante, ha dichiarato martedì, come riporta la Cnbc: “Anche se l’America riuscisse a mobilitare il mondo intero, le nostre operazioni militari non si fermeranno se non si interromperà il genocidio a Gaza”.

E l’operazione Usa Prosperity Guardian, come L’identità ha scritto più volte, fatica ad avere efficacia, nonostante vi abbia aderito Londra e a Usa e Regno Unito si siano aggiunti Bahrein, Canada, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia e Spagna.

Lo stallo attuale, per l’alto costo dell’armamento militare da impegnare in questa fase ove si è scelto di affrontare direttamente nel Mar Rosso i droni e i missili lanciati dagli Houthi, oltre che per la necessità di riportare frequentemente le navi militari in porti ove sia consentita la ricarica dei dispositivi di intercettazione.

L’alternativa, ben nota agli Stati Uniti, è di spingere il contrasto degli Houti direttamente negli stanziamenti yemeniti dai quali partono. Il rischio, però, è un’escalation militare in tutta l’area, per la quale gli Stati Uniti non sanno attualmente nemmeno quali e quanti Paesi sarebbero pronti a seguirli.

In assenza di soluzioni, rimane vincente l’estremo disagio alla circolazione navale nel Mar Rosso, un movimento di 35mila navi all’anno, provocato dalla poco costosa “guerriglia marina” degli Houthi, con missili e droni da poche migliaia di dollari l’uno.


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