Antitrust pronta la stangata a Whatsapp sul caso Meta Ai
Furia dell'azienda: "Nessuna posizione dominante". E in Ue arriva il primo ok al Chat Control, i dubbi dell'Italia
Ora Meta (Ai) rischia grosso: l’Antitrust ha aperto, anzi allargato, la procedura istruttoria su Whatsapp e si prepara a stangare il colosso di Mark Zuckerberg. Sono emersi nuovi elementi che, secondo l’analisi dell’autorità garante per la concorrenza e il mercato, svelerebbero l’intenzione di fare “cappotto” sul mercato e di escludere tutti gli altri concorrenti dal grande affare dei servizi di chatbot di intelligenza artificiale. Insomma, si paventa un vero e proprio abuso di posizione dominante da parte di Whatsapp, l’app di messaggistica istantanea che, solo in Italia, vanta più di 37 milioni di utenti. E che, con le sue pratiche, escluderebbe di fatto tutti gli altri fornitori di servizi dalla sua piattaforma. Nel mirino dell’authority, inoltre, finiscono anche le condizioni contrattuali legate alle linee business.
Il caso Meta Ai, plauso dei consumatori all’Antitrust
Il fatto che Meta abbia imposto, letteralmente, la “presenza” del chatbot di Meta Ai adesso infiamma il dibattito e rischia di costare carissimo a Zuckerberg e al suo gruppo digitale. La decisione dell’autorità garante ha soddisfatto le associazioni. Federconsumatori ha ribadito la gravità, da parte di Meta, di aver “introdotto, automaticamente e senza preventivo consenso da parte degli utenti, l’assistente virtuale Meta AI all’interno dell’applicazione WhatsApp”. “In questo modo”, spiegano i consumatori commentando la decisione dell’Agcm di aprire un faro su Whatsapp, “la libertà di scegliere e di avvalersi di servizi di intelligenza artificiale alternativi a Meta AI è fortemente limitata, con tutti i rischi che ne derivano non solo sul piano della concorrenza”. Pertanto l’augurio è che “il provvedimento raggiunga presto una conclusione e che eventuali condotte lesive della concorrenza e del mercato siano adeguatamente ed esemplarmente condannate”.
La replica di Whatsapp: “Accuse infondate”
Chi non è per niente soddisfatto della decisione dell’Antitrust, ovviamente, è l’azienda direttamente interessata dal provvedimento. Whatsapp per il tramite di un portavoce ha consegnato il suo disappunto rispetto all’iniziativa dell’autorità garante: “Respingiamo con forza queste accuse infondate. L’Api di WhatsApp non è stata progettata per essere utilizzata con chatbot di intelligenza artificiale e farlo comporterebbe un grave sovraccarico dei nostri sistemi. Il recente aggiornamento non ha alcun impatto sulle decine di migliaia di aziende che forniscono assistenza ai clienti e inviano comunicazioni rilevanti, né sulle aziende che utilizzano l’assistente AI che preferiscono per conversare con la propria clientela”.
Chat Control, il primo ok dall’Ue
La giornata di ieri, sul fronte digitale, è stata intensa. Anche in Europa, non solo in Italia. E non solo Meta Ai e Antitrust. Prima è arrivato l’ok al Chat Control. Si tratta della strategia di “controllo” dei servizi di messaggistica che l’Ue intende impiantare per contrastare la violenza, gli abusi e l’adescamento di minori. Il Coreper che si è riunito ieri ha approvato, senza discutere, il progetto. Con l’astensione dell’Italia. Che ritiene necessario bilanciare meglio e senza aree grigie la necessità di lottare, con forza, contro gli abusi con i diritti costituzionalmente garantiti alla persona. Insomma, bisogna essere certi che lo strumento del Chat Control diventi, effettivamente, un presidio contro la diffusione di materiale pedopornografico e non una “spia” che legittima il controllo massimo di chat e dati personali. Infine, la Commissione Ue ha “scritto” a Shein: vuole avere notizie, certe e incontrovertibili, sulle strategie per tutelare i minori e sul perché, nella sua piattaforma, risultavano in vendita oggetti a dir poco illegali come le armi o le raccapriccianti bambole sessuali con fattezze infantili. È la terza lettera da Bruxelles al colosso cinese dell’ecommerce. Ma stavolta, dicono dall’Ue, non accetteranno silenzi né ritardi.
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