Cronaca

Appalti e mazzette: in manette Oddati, il Pd nella bufera

di Angelo Vitale -


“Non mi faccio condizionare da parole dette con superficialità, non tiratemi più in ballo. Difenderò il mio lavoro e la mia credibilità in ogni sede”: venticinque mesi fa le parole di Nicola Oddati, perché contestato commissario del Pd di Taranto. Oggi ha altro da cui difendersi: mazzette, corruzione, traffico illecito di influenze, gare truccate che lo hanno portato in carcere insieme a politici e imprenditori, dopo essersi dimesso l’anno scorso da quell’incarico assegnatogli nel 2020 dai vertici del Nazareno, segretario Nicola Zingaretti. Di Zingaretti Oddati era stato capo segreteria. La Puglia ritorna con la Calabria, come la Campania in cui è nato e cresciuto e diventato dirigente nazionale del maggiore partito della sinistra, dai Ds ad oggi, nelle sue vicende.

L’anno scorso, quando gli trovarono 14mila in contanti nello zainetto, disse che erano i soldi del tesseramento in Puglia. Il tesoriere Pd Walter Verini lo smentì: “Ci arrivano sottoscrizioni tracciate”. Oddati continuò a fare il lavoro che aveva negli anni imparato a fare, gestendo addirittura fino ad oggi la dirigenza di uno staff a Roma per la Regione Campania, chiamato dal governatore Vincenzo De Luca a tenere i rapporti con la Conferenza delle Regioni.

Dell’inchiesta sapevano tutti, dopo le perquisizioni del 2022 e l’indicazione precisa dello schema inseguito in ogni angolo d’Italia dalle Procure, sugli aggiusti che la politica e i suoi dintorni può fare a favore di imprenditori amici per truccare le gare. Per dire poi, se perquisiti, che la gara non è stata assegnata a quell’impresa. Fu detto già così nel 2022, lo si ripete spesso in Campania ed altrove pretendendo di alzare mani immacolate di fronte alle indagini.

La svolta dell’indagine della Dda di Napoli – a capo della Procura più importante di Napoli c’è da quattro mesi Nicola Gratteri – ha squarciato ora ufficialmente il primo velo sulle mosse di un “comitato d’affari” e “uno spaccato di disinvolto malaffare radicato intorno al Comune di Pozzuoli e in altri luoghi per assicurare corsie preferenziali nell’aggiudicazione di appalti pubblici”, scrive il gip di Napoli Antonio Baldassarre nell’ordinanza.

In carcere con Oddati l’ex sindaco di Pozzuoli, il Pd Vincenzo Figliolia, l’ex presidente dell’Enit Giorgio Palmucci, attuale vicepresidente di Confindustria Alberghi, l’imprenditore Salvatore Musella. I quattro – come accoliti alcune seconde file nella Pa e nelle imprese – puntavano ad assicurare a Musella l’appalto del restyling di quel Rione Terra da decenni emblematico simbolo del bradisismo. Da riqualificare con un complesso ricettivo sulla formula dell’albergo diffuso. Una delle tante “belle idee” attraverso le quali il centrosinistra campano, Ds, Pds e oggi Pd, ha voluto coniugare il “fare” al “saper fare”.

Oddati ne è stato importante stella. Salernitano, 59 anni, laurea in Economia su Marx e Keynes, eclettico in gusti e passioni (interista, romanziere, chitarrista), al vertice della Fgci e del Pds a Napoli. Assessore a Palazzo San Giacomo con Rosa Iervolino, prima allo Sviluppo e poi ai Grandi Eventi. Rivale nel partito di quell’Andrea Cozzolino volato da braccio destro di Antonio Bassolino a Strasburgo e finito pi nelle maglie del Qatargate. Nel 2011 le primarie che li vedono avversari finiscono nella carte bollate, dopo che nelle pagine dei giornali, per i cittadini cinesi portati a votare nei seggi. Sempre un passo avanti a molti, Oddati. Per esempio candidato sindaco a Battipaglia nel 2016 (“Una scelta d’amore”).

Oggi il suo nome affiancato a mazzette, tre auto a disposizione per l’uso personale, gli abiti sartoriali, i soggiorni all’Hotel Terminus, i lavori di ristrutturazione di un’abitazione della sua compagna. Tutto garantito dal “comitato d’affari” foraggiato da Salvatore Musella, imprenditore con il pallino del partenariato pubblico-privato, di quel project financing che sarà pure un po’ superato da altri strumenti di pianificazione ma che ancora proponeva in giro per la Campania.

Il “comitato d’affari” si era messo all’opera anche in Puglia e in Calabria, per Musella. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per altri due indagati Pd: Luciano Santoro, ex consigliere provinciale di Taranto e Sebastiano Romeo, ex segretario provinciale del Pd di Reggio Calabria, per gli appalti di ristrutturazione del Palazzo Carducci a Taranto e del complesso scolastico Chimirri di Catanzaro.


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