Caivano, il proiettile di “Caciotta” al prete. Patriciello non cede
Si chiama Vittorio De Luca, ma a Caivano lo conoscono tutti come “Caciotta”. Ha 75 anni, un cognome che pesa nella geografia criminale del Parco Verde e un soprannome che in quartiere si sussurra con un misto di sarcasmo e paura. È lui l’uomo che domenica mattina si è messo in fila per ricevere l’ostia da don Maurizio Patriciello e che, giunto davanti all’altare, ha lasciato scivolare nella mano del parroco un fazzoletto. Dentro, un proiettile calibro 9×21. Un messaggio antico quanto la camorra: l’intimidazione. De Luca, che domenica pomeriggio è stato arrestato per atti persecutori aggravati dal metodo mafioso, non è nuovo a simili gesti. Un anno fa era già stato fermato nella stessa chiesa, armato di coltello. Venne processato, ma uscì dal tribunale senza condanna: ritenuto incapace di intendere e di volere per patologie psichiatriche. Lui stesso, in quartiere, non fa mistero di vantarsi di questa condizione. “Io non pago, tanto sono matto” ha detto a conoscenti. Un paravento dietro cui si nasconde l’arroganza di chi sa di muoversi sul confine sottile tra devianza e criminalità, protetto dall’alibi dell’infermità. Questa volta, però, la scena è stata più grave, più simbolica. Non un coltello qualunque, ma un proiettile consegnato durante la messa dei bambini. Il gesto ha interrotto il rito più sacro, proprio mentre don Patriciello dava l’Eucaristia. “Ho avuto paura per i piccoli – ha detto il sacerdote – non sopporto che debbano trovarsi in mezzo a simili situazioni”.
Scia di violenza e l’arresto
L’intimidazione di “Caciotta” è arrivata a ridosso di una “stesa” in stile camorristico. Sette scooter, dieci giovani armati, raffiche di pistola sparate all’impazzata tra i palazzi di via dei Tulipani e viale Margherita. Colpi in aria, otto bossoli raccolti, donne e bambini a terra per ripararsi. Un teatro di guerra a cielo aperto, a pochi metri dalla parrocchia di San Paolo Apostolo. Non è un caso che il proiettile di domenica mattina sia arrivato come eco di quella sparatoria. Stessa regia, stessa firma criminale. Nel mirino non c’è solo il quartiere, ma il parroco che più di chiunque altro ha alzato la voce contro la camorra. Don Maurizio Patriciello è un bersaglio simbolico: rappresenta lo Stato, la legalità, la possibilità di riscatto. Luca è stato subito bloccato dalla scorta del sacerdote e da una pattuglia dei carabinieri. Entro domani comparirà davanti al gip di Napoli Nord per la convalida dell’arresto. Il suo passato parla chiaro: legami di parentela con un boss detenuto del clan Ciccarelli, la cosca che per decenni ha gestito lo spaccio nel Parco Verde e che oggi affronta un momento di difficoltà, assediata dai blitz e dagli sgomberi. Ma il dettaglio che più inquieta è proprio la sua imprevedibilità protetta dall’etichetta psichiatrica. Una variabile che rende più complesso distinguere il gesto isolato dall’intimidazione orchestrata. E che, in entrambi i casi, mostra quanto fragile resti l’equilibrio in una terra che lo Stato prova a bonificare ma che i clan non vogliono abbandonare.
La risposta dello Stato
La solidarietà è arrivata compatta dai vertici istituzionali. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che nei mesi scorsi aveva già visitato Caivano, ha ribadito: “Ai ragazzi va garantito un futuro. Lavoro, benessere, dignità”. Parole che si legano alla linea dura della premier Giorgia Meloni: “Un gesto vigliacco e criminale, compiuto nel momento più sacro, che non intimidirà chi rappresenta coraggio e dedizione. Lo Stato è con voi e non farà mai un passo indietro”. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha parlato di “atto vile e inaccettabile”, assicurando che “i cittadini onesti del Parco Verde e don Patriciello non saranno lasciati soli”. E ancora: “Chi pensa di potersi muovere al di fuori della legalità deve sapere che la risposta sarà immediata e decisa”. Dello stesso tenore le parole del prefetto di Napoli Michele di Bari, che ha convocato d’urgenza il Comitato per l’ordine e la sicurezza: «Quanto accaduto non fermerà il programma di riqualificazione delle periferie. Lo Stato non arretra».
Caivano blindata
Dal pomeriggio di sabato il Parco Verde è sotto assedio. Posti di blocco, rastrellamenti, perquisizioni. Carabinieri e polizia hanno setacciato cortili e palazzoni, recuperando anche una Apecar rubata nel 1998, cimelio di un tempo in cui il quartiere era la più grande piazza di spaccio d’Europa. Oggi il messaggio è opposto: lo Stato presidia, controlla, non lascia zone franche. Eppure il clima resta quello di una sfida aperta. Perché la camorra non spara solo per uccidere: spara per mostrarsi viva. In questo scenario resta la figura di don Patriciello, simbolo di resistenza civile. Da anni denuncia la camorra, le piazze di droga, le case occupate, la disperazione dei giovani attratti dal potere facile. “Sono ragazzi che si pentono, ma uscirne è quasi impossibile”, dice spesso. La sua voce è insieme profetica e scomoda: e la domanda, inevitabile, è quanto a lungo lo Stato saprà restare al fianco di don Maurizio?
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