Editoriale

Califfato Italiah

di Tommaso Cerno -


Preparatevi all’Italiah, l’Italia sempre più araba, dove i soldi dei sultani e dei califfi si prenderanno case e aziende, alla faccia della democrazia, dell’uguaglianza, dei diritti e di tutta la tiritera sul patriarcato che ci hanno sciroppato dopo l’omicidio dell’ennesima donna italiana da parte di un fidanzato o di un ex. Siamo ormai l’Europa dell’ipocrisia. La stessa che sta soffocando le famiglie con caro energia, tassi che salgono, debito pubblico però spende i soldi dei cittadini per armare l’Ucraina di Zelensky in una guerra surreale che non interessa più a nessuno. Poi altri proclami di democrazia per Israele, altri ancora contro la Cina e via discorrendo. Questa la teoria. Poi però c’è la pratica. E la pratica ci dice che abbiamo fatto i mondiali in Qatar, con investimenti miliardari, facendo finta di non sapere che a pochi metri dallo stadio futuristico che stavamo costruendo c’erano i campi degli schiavi, facendo finta di non vedere che in quei Paesi i diritti delle persone non esistono. A far finta di non pensare che prima o poi tutta questa sequela di bugie sarebbe emersa chiaramente. Così come sarebbe stato ovvio che stavamo cedendo agli arabi gli asset dell’Occidente .
Insomma se l’Italia è patriarcale, e lo sarà anche come tutti i rimasugli dell’Occidente in declino ereditato dalla loro storia, spiegatemi se possiamo aprire un dibattito del genere mentre le grandi fabbriche radicalizzano islamisti con le donne in burka, i fondi sovrani dei califfati si comprano tutto, facciamo i Mondiali in Qatar e l’Expo a Riad. Un alieno, sempre che abbia ancora voglia di atterrare sul pianeta Terra, ci guarderebbe come si guardano certi pesci rossi negli acquari. Siamo alla vigilia della rifondazione di uno Stato etico, dove chi uccide una donna anziché essere messo all’ergastolo viene giustificato distribuendo la responsabilità con milioni di maschi perbene che hanno la colpa di essere in vita, ma poi gli stessi che promuovono questa nuova battaglia culturale per fornire al killer femminicida l’attenuante esimente di fare come fan tutti, chiamiamo integrazione la sfilata di violenza quotidiana sulle donne di comunità davvero patriarcale che, con la scusa di mandare avanti a costi più bassi una fabbrica, definiamo come nuovi cittadini. E mentre facciamo questo contribuiamo a costruire un impero economico pronto a entrare nel nostro quotidiano di continente in crisi facendoci scivolare addosso comportamenti che la nostra democrazia vieta nel nome dell’uguaglianza, confondendo il diritto con il sopruso. Abbiamo tutti i sintomi di un mondo in declino. E non ce ne rendiamo conto.


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