Editoriale

C’è Marx allo sportello

di Tommaso Cerno -


C’è Marx allo sportello. Un Paese di imprenditori ricchi e lavoratori poveri è destinato a schiantarsi. E’ possibile che una frase del genere, pur con parole meno moderne, fosse nei pensieri di Karl Marx quando scrisse Il Capitale che cambiò la storia del Novecento. Il problema è che per come stiamo messi noi questa stessa frase oggi non la ripete un professore universitario, figlio del 68, con l’idea di un egualitarismo post rivoluzione francese che vuole sostituire un modello diseguale di società al sogno utopico di un luogo dove tutti stiamo meglio, ma a dirlo sono i grandi banchieri italiani.

Basta parlare con i ceo delle grandi imprese italiane, che con le banche hanno rapporti quotidiani. Sono almeno sei mesi che si sentono ripetere dai vertici degli istituti, da persone che dentro la penna che hanno sulla scrivania sono capaci di generare solo con lo scarabocchio di una firma linee di credito di decine di milioni, centinaia a volte, miliardi alcuni, che se il Paese vuole ripartire c’è bisogno di approfittare della stabilità finanziaria che il governo ha ottenuto, facendo un atto di fiducia e raddoppiando gli stipendi di chi lavora. La ricetta è molto semplice e ci mostra come chi sta a presiedere il tetto della ricchezza ha ben presente che non può esistere una Finanza capace di muovere quantità di denaro grandi come quelle che oggi vediamo scorrere nelle borse e nella quotidianità dei racconti di cronaca senza che questo generi una più equivalente ricchezza reale capace di finire a pioggia nelle tasche di milioni di persone.

La sostituzione dei lavoratori con cittadini stranieri dalle minori pretese è un palliativo che non funziona più. Non funziona per due ragioni: la prima è che non è possibile immaginare davvero di usare la migrazione per sostituire l’incremento economico necessario per sopravvivere nel sistema occidentale che è stato creato con obblighi, doveri, ma anche aspettative. La seconda è che non siamo riusciti a creare una vera integrazione, che avrebbe dovuto avere come contraltare di questa sostituzione un adeguamento dello standard di vita di chi arrivava a quello di un incidente in crescita e non certo l’appiattimento delle aspettative dei cittadini europei a nuove frontiere sottocosto che avrebbero sostituito i loro sogni e le loro ambizioni.

Quando sono i banchieri a parlare, e non stanno chiedendo soldi ma anzi chiedendo di darli, qualcuno dovrebbe cominciare a riflettere sul fatto che il sistema, quanto meno, rischia un crash. E che ovviamente i primi che non lo vogliono. Sono proprio quelli che a generare ricchezza sorridono dagli occhi, e da cui non ti aspetteresti una visione sociale. E infatti la raccomandazione che ormai risuona negli uffici ai piani alti delle banche non ha nulla di sociale. E non ha nulla di sinistra o di Marx. Anche se somiglia molto a un inno marxista dei tempi moderni. Si tratta di sopravvivenza del sistema.


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