Politica

Chi vuole il premier eletto

di Ivano Tolettini -

MATTEO RICHETTI AZIONE, CARLO CALENDA AZIONE


Nei regimi democratici finora si sono disegnati il presidenzialismo, all’americana, il semipresidenzialismo, alla francese, il cancellierato con la sfiducia costruttiva, alla tedesca. L’Italia potrebbe introdurre la variante del presidente del Consiglio eletto dal popolo, il cosiddetto premierato o il sindaco degli italiani che dir si voglia, ma sarebbe lo stravolgimento dell’impianto costituzionale attuale per garantire quella stabilità che 68 esecutivi nella storia della Repubblica di durata media di 14 mesi finora non hanno assicurato. Ma una simile riforma richiederebbe una larga maggioranza, e non è detto che gli italiani sarebbero comunque chiamati a pronunciarsi con il referendum. La fotografia della giornata fortissimamente voluta dalla premier, l’incontro con tutti i gruppi parlamentari dell’opposizione a partire da quello con Giuseppe Conte delle 12.40 fino a dopo le 20 con la dubbiosa segretaria del Pd, Elly Schlein, che mette una serie di prevedibili paletti, è l’istantanea di una Meloni che accelera e di Renzi e Calenda pronti a collaborare. La soluzione l’offre Giuseppe Conte, l’avvocato del popolo. “Una commissione parlamentare ad hoc per disegnare la migliore riforma possibile per il bene degli italiani”. Giorgia Meloni appare in serata abbastanza soddisfatta, perché pare accettare l’idea della commissione, a patto che non sia una strategia dilatoria. Per evitare quello che è già successo dal 1983 con la prima commissione Bozzi per arrivare fino al 2016 con il tracollo della proposta Boschi-Renzi, passando per il famoso patto della crostata del 1997 con Massimo D’Alema.

 

CONTE

 

“Abbiamo condiviso con la premier – analizza Giuseppe Conte, il primo con la delegazione del M5S a varcare ieri alle 12.40 la soglia della Biblioteca del Presidente a Montecitorio – una diagnosi su alcune criticità del nostro sistema, noi riconosciamo queste criticità a partire dal problema dell’instabilità degli esecutivi, siamo assolutamente consapevoli che questo è un problema che dovremmo risolvere, come quello di garantire al Parlamento un percorso più funzionale. Il tema è che non è venuta fuori una condivisione della soluzione, ma siamo contrari al presidenzialismo e al permierato”. La prima soluzione va a minare la figura istituzionale di garanzia che meglio ha funzionato fin qui, la seconda per Conte indebolisce il capo dello Stato e anche il Parlamento. Meloni parlando al termine della cerimonia per le vittime del terrorismo al Quirinale, prima di avviare le consultazioni, ribadisce di attendersi “concretezza e di essere contenta se facessimo le riforme con le opposizioni”.

CALENDA-RENZI

Non è una novità, per coerenza con la sua storia del 2016, che Matteo Renzi è favorevole alla riforma. La musica per le sue orecchie, come spiega ai cronisti, è “il premierato sul quale ci stiamo, anche se non ci stanno gli altri e saremo corretti con l’attuale maggioranza a differenza di quanto fece la destra con la nostra riforme». Per Renzi il “premier eletto non delegittima assolutamente il presidente della Repubblica, dunque dico sindaco d’Italia e superamento del bicameralismo”. Poco dopo le 16 Carlo Calenda di Azione all’uscita dall’incontro cui oltre alla premier partecipano i due vice Salvini e Tajani, i sottosegretari Mantovano e Fazzolari, la ministra per le Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati, il collega Luca Ciriani e il costituzionalista Francesco saverio Marini, afferma: “Abbiamo definito il perimetro d’intervento: per noi c’è una linea rossa assoluta che è la figura di garanzia di unità nazionale del presidente della Repubblica, l’unica istituzione che garantisce l’unità, toccarla sarebbe un errore grave. Siamo favorevoli all’indicazione del presidente del Consiglio sul modello del sindaco d’Italia”. Mentre Maria Elena Boschi di Iv aggiunge: “Sì al premierato ma serve superamento bicameralismo. Non c’è una posizione pregiudiziale, ma di ascolto e di dialogo per il bene del Paese, dunque non le faremo quello che lei da leader di Fdi fece nel 2016 a noi”.

SINDACO ITALIA FOLLIA

Chi respinge l’ipotesi di riforma costituzionale della presidente del Consiglio sono Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova di + Europa per i quali “Meloni ci ha chiesto che cosa pensiamo delle diverse opzioni per dare stabilità e per lei è evidente che equivale all’elezione diretta del presidente del Consiglio o della Repubblica. Le abbiamo risposto chiaramente che l’ipotesi del Sindaco d’Italia è un follia se non una sciocchezza con l’elezione diretta e la sfiducia costruttiva, cose che non possono stare insieme e poi creerebbe un dualismo conflittuale tra Capo Stato e premier”. Il segretario di +Europa Magi aggiunge che “Meloni ha detto che vuole andare fino in fondo al mandato elettorale ricevuto, ma poi non si è capito in cosa consiste e voleva sapere da noi cosa proponiamo ma non abbiamo capito la proposta del governo perché è molto aleatoria”.

SCHLEIN

Prima di entrare nella biblioteca di Montecitorio, alle 18.50, la segretaria Pd, Elly Schlein, è serafica: “Se loro hanno già deciso come va a finire non è un vero confronto, sarebbe difficile discutere di riforme se loro ad esempio continuassero ad andare dritti su alcune riforme come l’autonomia differenziata a cui noi siamo contrari”. All’uscita alle 20.20 la principale leader dell’opposizione afferma che “noi abbiamo presentato proposte serie alla presidente del Consiglio per rafforzare la stabilità dell’esecutivo ed evitare crisi al buio, si può ragionare ad esempio sulla sfiducia costruttiva, ma siamo contrari all’elezione diretta del presidente della Repubblica, così come quella del premier, mentre bisognerebbe rafforzare gli istituti referendari e le leggi di iniziativa popolare”. Schlein conclude che “in questa fase pur non essendo una priorità del Paese la riforma istituzionale, per noi bisogna modificare ducia costruttiva oltre a limitare la decretazione d’urgenza”.


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