Attualità

Caso Filippi, colloquio con Renzo Fogliata, il legale difensore

di Ivano Tolettini -


“Una vicenda inquietante, nel senso che questo caso insegna che la prudenza, l’intelligenza e l’esperienza di Alberto Filippi, che si è mosso sempre con cautela, gli hanno permesso di raccogliere la prova più schiacciante – parlo della registrazione con il collaboratore di giustizia – a tutela del proprio operato legittimo, che ha permesso di arrivare a questo risultato. Noi difensori ci siamo impegnati allo stremo per dimostrare che gli inquirenti sbagliavano, ma non c’è dubbio che il colloquio tra Filippi e il collaboratore di giustizia dimostra in pieno la sua estraneità ai fatti contestatigli”. L’avvocato Renzo Fogliata, noto penalista veneziano, è uno dei due avvocati componenti il collegio difensivo con Cesare Dal Maso. “Vede, fin da subito – aggiunge Fogliata – emerge che non ci sono riscontri individualizzanti in questa inchiesta, ed ecco perché osservo che se l’istinto di Filippi non l’avesse portato a registrare il colloquio con il pentito, oggi magari parleremo di un cittadino a giudizio nonostante la mancanza di riscontri oggettivi nei suoi confronti. Per questo parlo di caso inquietante che ci deve far riflettere”. I presunti indizi in mano alla Pubblica accusa, dalla macchina che ha utilizzato l’attentatore per raggiungere la casa del giornalista alle chiamate di correità del collaboratore di giustizia, per il legale Fogliata si inseriscono in un contesto che provano l’infondatezza di ciò che ha dichiarato Morabito. “Il nostro compito è stato quello di far risaltare l’insussistenza della notizia di reato, ma mi rendo conto che un altro cittadino meno cauto di Filippi – puntualizza – che non si fosse tutelato avrebbe comunque rischiato un processo che per forza di cosa gli avrebbe rovinato la reputazione, l’azienda e la famiglia, salvo alla fine uscirne indenne ma comunque distrutto”. Questa vicenda insegna molto altro. “Ad esempio – conclude Fogliata – che tutto quello che ruota attorno ai pentiti è molto complesso, che la loro gestione deve avvenire secondo le precise regole fissate dal codice di procedura penale, perché quando poi una Procura punta su un cavallo da corsa che non si dimostra tale, la marcia indietro è difficoltosa. C’è sempre il concreto rischio, come in questo caso, che la macchina giudiziaria macini gli esseri umani, che diventi un tritacarne devastante per chi è coinvolto ingiustamente”. i.t.


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