Economia

Compagnie energetiche e profitti extra, la scure dell’Antitrust: nel mirino Iren e A2a

di Angelo Vitale -

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Una tutela della concorrenza che non serve solo a ridurre le fisiologiche imperfezioni dei mercati, ma ad assicurare che il loro funzionamento non sia distorto da comportamenti patologici delle imprese in violazione delle leggi. Istruttorie in corso che non hanno solo un valore contingente, ma anche prospettico. L’Autorità in materia di concorrenza, secondo dati Ocse, ha generato benefici a favore delle imprese e dei consumatori di un miliardo nel 2022 e di cinque miliardi e mezzo negli ultimi quattro anni. Sono i dati illustrati al Parlamento dal presidente dell’Antitrust, Roberto Rustichelli.

Intanto, l’avvio di due nuove istruttorie. La prima tocca il tasto dolente del teleriscaldamento, per leggere il balletto di aumenti che sta interessando nuovamente le tariffe. Nel mirino Iren e A2a, per accertare l’esistenza di un abuso di posizione dominante. Nel dettaglio, l’Antitrust mette nella sua lente Iren, Iren energia, Iren ambiente, Iren mercato, A2a, Comocalor e Acinque ambiente.

Nel documento indirizzato a Iren si spiega che “il meccanismo di definizione del prezzo, in seguito agli aumenti significativi del costo del gas, registrati a partire dagli ultimi mesi del 2021, appare suscettibile di aver condotto all’applicazione di prezzi eccessivi, generando extraprofitti per le società del gruppo”. Analogo capo d’accusa per A2a: l’applicazione della formula di prezzo, “in un contesto dominato da aumenti estremamente significativi del costo del gas registrati a partire dagli ultimi mesi del 2021, appare prima facie (alla prima impressione, ndr) essere suscettibile di integrare una violazione per la rete di teleriscaldamento di Como, che produce una quota prevalente del calore tramite termovalorizzazione dei rifiuti, nella misura in cui abbia comportato l’applicazione di prezzi eccessivi, generando extraprofitti non giustificati per Comocalor e per Acinque, società da cui essa acquista il calore”. In proposito, A2a si dice estranea alla direzione al coordinamento delle attività svolte sul territorio comasco.

Interessante poi, per l’assetto delle compagnie energetiche, la seconda istruttoria originata dagli effetti di un’acquisizione del controllo esclusivo, da parte di Ip, di una nuova società nella quale Esso conferirà le proprie attività petrolifere downstream, al netto del ramo lubrificanti e prodotti chimici. Argomento forse ostico, ma da porre all’attenzione di tutti, perché tutti ogni giorno viviamo il rimbalzo dei prezzi dei carburanti.

“L’operazione in esame costituisce una concentrazione – sostiene l’Antitrust – perché “ciascuna delle imprese interessate realizza oltre i due terzi del proprio fatturato totale Ue in Italia”. E “nel momento in cui Ip subentrasse a Esso nelle forniture in esclusiva agli impianti a marchio Esso, essa saprebbe che parte delle vendite che perderebbe nel caso in cui aumentasse i prezzi (al dettaglio o all’ingrosso) dei distributori a marchio Ip sarebbe recuperata dalle vendite dei distributori a marchio Esso (che, nello scenario post-fusione, rappresenterebbero un ricavo per la stessa Ip, essendo da questa forniti in esclusiva) e tale circostanza costituirebbe un incentivo a procedere a tale aumento di prezzo rispetto allo scenario” precedente alla fusione.

Mentre “Ip potrebbe trovare profittevole accrescere i prezzi (all’ingrosso) praticati ai distributori Esso, da essa riforniti in esclusiva, poiché saprebbe che parte dei volumi persi a causa di tale aumento sarebbero recuperati dalla rete a marchio Ip”.


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