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Economia

Conflavoro lancia il “Salva impresa”. Intervista al presidente Roberto Capobianco: “Sostenere chi crea lavoro non solo chi lo perde”

di Laura Tecce -


“Oggi qui lanciamo la nostra proposta più importante: il Salva impresa”: è un fiume in piena e non nasconde l’entusiasmo il presidente di Conflavoro Roberto Capobianco prima di salire sul palco della XV Assemblea nazionale dell’associazione, di fronte ad una platea di quasi duemila persone fra imprenditori e stakeholder.

“Quello che è davvero necessario riformare completamente, per tutelare e promuovere gli interessi delle migliaia di piccole e medie imprese italiane che Conflavoro rappresenta, sono gli ammortizzatori: un costo passivo per le aziende e per lo Stato. Negli anni sono stati spesi decine di miliardi per veder comunque morire maestranze e imprese, è dunque necessario che le risorse vengano allocate diversamente.

La nostra proposta è una riforma basata in primis sull’introduzione di una cassa integrazione attiva: i lavoratori restano in azienda a lavorare ma l’azienda non paga i contributi. In secondo luogo, prevedere una liquidità data da un fondo di garanzia nazionale – un fondo rotativo senza i vincoli burocratici delle banche – che possa dare davvero ossigeno all’impresa che vuole ripartire. Perché quando un’impresa non ce la fa è giusto che i lavoratori abbiano il loro sostentamento: la Naspi, la disoccupazione, politiche dedicate; ma per gli imprenditori ad oggi non c’è nulla. Quindi è arrivato il momento di creare anche per loro un sostentamento quando non ce la fanno”.

Il cuore della vostra proposta è dunque quella di spostare il focus dal lavoratore all’imprenditore, o quantomeno di non considerarlo, come spesso è accaduto, un “prenditore”…
“Esatto, siamo stati per troppo tempo lasciati da soli. Quello che chiediamo è la possibilità di farci lavorare, di essere messi in condizione di farlo anche da soli, ma di non essere abbandonati. Spegnere la mente imprenditoriale, spegnere il genio imprenditoriale che tutti ci invidiano, vuol dire far morire l’Italia”.

La maggioranza sta mettendo a punto gli emendamenti alla manovra. Quali sono le vostre proposte?
“Premettendo che abbiamo accolto con favore il fatto che nella legge bilancio sia stata inserita la defiscalizzazione degli aumenti contrattuali previsti alla contrattazione collettiva nazionale, vorrei sottolineare che questa è una proposta che noi lanciammo già nel 2023. Ma non basta, è sicuramente un primo passo, riconosciamo il grande senso di responsabilità di tutto quello che il governo sta facendo, ma bisogna andare ‘Oltre’, che non a caso è il titolo che abbiamo scelto quest’anno per la nostra assemblea. Occorre pensare a quel costo del lavoro a carico delle aziende, che è necessario abbassare per dare liquidità e spinta al Paese. Non possiamo continuare ad avere una legge di bilancio che non preveda anche una spinta alla crescita e non soltanto a mantenere i conti in regola imposti da Bruxelles”.

Appunto, i vincoli di bilancio Ue: la manovra da circa 18 miliardi rispetta i parametri ma si propone anche di sostenere il potere d’acquisto, l’occupazione e la crescita. Quatto miliardi sono per le imprese…
“Sicuramente il taglio del cuneo fiscale rappresenta un fattore positivo per le nostre imprese, perché in questo modo si aumenta il potere d’acquisto delle famiglie. E, va da sé, che aumentando i consumi salgono anche i ricavi delle nostre imprese. Ovviamente quattro miliardi non bastano, comprendiamo il motivo per cui Giorgetti ha dovuto fare queste scelte, ma siamo sicuri che la legge bilancio non sarà l’ultimo degli aiuti che le imprese riceveranno. Come Conflavoro continueremo a chiedere ulteriori risorse per gli investimenti, per la detassazione e, aspetto da non sottovalutare, per liberarci dalla burocrazia”.

Un fardello che pesa sulle piccole e medie imprese, tanto quanto tassazione e costo del lavoro…. È così?
Questi sono esattamente i motivi che quindici anni fa hanno spinto cinque imprenditori, tra cui il sottoscritto, a fondare Conflavoro e lo stiamo facendo con serietà. Dobbiamo continuare su questa strada, stiamo portando a casa i primi risultati, non molleremo, ma questo è il nostro faro: cercare di mettere al centro dell’attenzione politica la piccola e media impresa italiana per poterla liberare dalla burocrazia, aiutarla a ridurre il costo del lavoro e una tassazione che sia davvero equa per le imprese.

Un’ultima domanda: la Lega sta spingendo molto per inserire in manovra l’ampiamento della rottamazione quinquies per allargare la platea dei beneficiari. Lei sa bene che molte imprese non riescono a pagare le rate non perché siano evasori, ma perché a volte non ce la fanno.
“Proprio per questo è arrivato il momento di riformare completamente gli aiuti all’impresa. La rottamazione delle cartelle esattoriali, per sanare la propria posizione debitoria e tornare in regola con i pagamenti, rappresenta sicuramente una boccata di ossigeno per gli imprenditori, per consentire loro di non chiudere e fallire. Molto semplice: se l’impresa non fallisce, i lavoratori non vanno a casa”.


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