Esteri

L’INGRANDIMENTO – Dai droni alla Polonia. Quella guerra che sta sfuggendo di mano

di Martina Melli -


Al 526esimo giorno di guerra, il conflitto sembra aggravarsi e allargarsi, invece di migliorare. Non solo il superamento della “linea rossa”, con l’attacco dei droni ucraini sul territorio russo, nel cuore finanziario di Mosca, ma anche il rischio di indispettire i vari alleati. Mentre il presidente Vladimir Putin ha minacciato in più occasioni che ai nuovi tentativi ucraini “di compiere attacchi terroristici sul nostro territorio”, seguiranno “risposte dure e proporzionali”, le relazioni tra Ucraina e la Polonia – fin qui grande alleato di Kiev – stanno diventando tese, con il viceministro degli Esteri polacco Pavel Yablonsky che alla radio RMF ha commentato: “Non sono stati i migliori” e “non c’è accordo” su molte questioni. La Polonia ha accolto milioni di ucraini in fuga dalla guerra e ha fornito aiuti militari e umanitari, ma è anche uno dei tanti paesi europei preoccupati che l’Ucraina, che fatica a spedire il suo grano in Africa e in Asia sotto il blocco russo, lo stia inviando nei porti europei, inondando i mercati e danneggiando gli agricoltori locali.

Come se non bastasse, il consigliere polacco per la politica estera Marcin Przydach ha scatenato il caos questa settimana, quando ha affermato che l’Ucraina “dovrebbe iniziare ad apprezzare quello che la Polonia ha fatto negli ultimi mesi e anni”. In seguito a queste dichiarazioni, l’ambasciatore polacco in Ucraina, Bartosz Cichocki, è stato quindi convocato al ministero degli Esteri a Kiev, dove è stato rimproverato per quelle affermazioni, “false e inaccettabili”. Di lì, Krzysztof Sobolewski, un leader del Partito Legge e Giustizia al potere in Polonia, ha scritto sui social media che l’ambasciatore polacco era “l’unico rimasto a Kiev” e ha accusato l’Ucraina di “giocare col fuoco”.

Nel frattempo, il ministero degli Esteri della Bielorussia ha convocato l’ambasciatore polacco Martin Wojciechowski per chiedere a Varsavia di ritirare l’accusa, lanciata lo scorso 1 agosto, secondo cui due elicotteri Mi-24 e Mi-8 appartenenti all’aviazione bielorussa avrebbero violato lo spazio aereo della Polonia. “Dobbiamo essere consapevoli che il numero di provocazioni aumenterà”, ha commentato il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, dopo aver incontrato il presidente lituano Gitanas Nausėda nella Polonia orientale. “L’allentamento della già complicata situazione nelle relazioni bilaterali” – si legge in una nota in cui la Bielorussia tenta di districarsi dalle accuse – “è possibile solo nell’ambito di un dialogo reciprocamente rispettoso e costruttivo”. Il ministero bielorusso sostiene infatti di aver completato un controllo dei dati di volo che confuterebbero la denuncia della Polonia, che è uno Stato membro della Nato.

A rendere ancora più complesso il quadro geopolitico, secondo il primo ministro polacco, i combattenti della forza mercenaria privata russa Wagner, che verrebbero spostati vicino al fianco orientale della NATO per destabilizzare l’alleanza militare.
I soldati Wagner hanno iniziato ad addestrarsi con l’esercito nazionale bielorusso, spingendo la Polonia a spostare oltre 1.000 truppe più vicino al confine.
Intanto, con Zelensky che lancia ulteriori richieste di armi potenti e a lungo raggio dall’Unione Europea, arriva la risposta del ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, che ha nuovamente escluso di fornire all’Ucraina missili Taurus, affermando che la cosa, al momento, “non è una priorità assoluta”.

Il Cremlino ha aggiunto la Norvegia alla sua lista di stati stranieri che hanno commesso atti “ostili” contro le missioni diplomatiche russe, secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa giovedì. I Paesi nell’elenco sono limitati nel numero di personale locale che possono assumere in Russia, con la Norvegia limitata a 27. La Norvegia ha espulso 15 diplomatici russi ad aprile per presunto spionaggio e la Russia ha risposto ordinando di allontanare 10 diplomatici norvegesi. L’Unione Europea ha avvertito i Paesi in via di sviluppo che la Russia sta offrendo grano a buon mercato “per creare nuove dipendenze esacerbando le vulnerabilità economiche e l’insicurezza alimentare globale”, secondo una lettera vista da Reuters mercoledì. Il capo della politica estera dell’UE Josep Borrell ha scritto lunedì ai paesi in via di sviluppo e al Gruppo dei 20 per esortarli a parlare “con una voce chiara e unificata” per spingere Mosca a tornare a un accordo che consenta l’esportazione sicura di grano ucraino nel Mar Nero e a fermare prendere di mira le infrastrutture agricole dell’Ucraina. Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal ha affermato che il Paese sta valutando la possibilità di assicurare le navi che attraversano un “corridoio del grano”.


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