Dallo smartphone alle pene ai genitori: la stretta del governo sui minori
Colpo da Stato: la stretta del governo sui minori dagli smartphone alle pene ai genitori
Giro di vite sulla criminalità minorile. Era stato annunciato dopo i fatti di Caivano e la visita del premier Meloni. Adesso ha trovato applicazione con il decreto legge, varato ieri, con “misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile”. Un giro di vite annunciato (nel testo non c’è soltanto, rispetto alle previsioni, la stretta sull’accesso dei minori ai siti porno), draconiano, caldeggiato in primis dalla Lega di Salvini (“Il 14enne di oggi – aveva rimarcato – non è lo stesso di 30 anni fa, è capace di intendere e di volere e se sbaglia deve pagare come uno di 50 anni”). Sarà dunque più facile per i minori finire in carcere: nel decreto legge approvato si abbassa dai 9 ai 6 anni la soglia della pena che consente di applicare la misura cautelare. Nel testo non c’è invece l’abbassamento dell’età per l’impunibilità. Nella bozza c’è anche una multa ai genitori se il figlio minore viene ammonito dl questore e rieducazione con lavori gratis. Si rischiano fino a due anni di carcere – e non più soltanto multa da 30 euro – se il figlio non va a scuola. Una dura punizione, dunque, per “chiunque, rivestiti di autorità o incaricato della vigilanza sopra un minore, omette, senza giusto motivo, di impartirgli o di fargli impartire l’istruzione obbligatoria”.
Ed è passato pure lo stop ai cellulari. Non solo, ma nei confronti di chi “era tenuto alla sorveglianza del minore o all’assolvimento degli obblighi educativi è applicata la sanzione amministrativa pecuniaria da 200 euro a 1000 euro, salvo che non provi di non avere potuto impedire il fatto”. La disposizione riguardante l’uso dei cellulari aveva creato più di qualche malumore tra i ministri. Nella fattispecie, se il minore al quale è stato notificato l’avviso orale, con convocazione da parte del Questore, risulta condannato, anche con sentenza non definitiva, per delitti contro la persona, il patrimonio ovvero inerenti ad armi o droga, lo stesso Questore può proporre al Tribunale il divieto di utilizzare “piattaforme o servizi informatici e telematici specificatamente indicati nonché di possedere telefoni cellulari”. Ovviamente, sempre dai 14 anni di età. “Non è una questione risolutiva. Certamente per un giovane togliere il cellulare – ha commentato il vicepremier Tajani – è un segnale forte, ma non è che si risolve, perché poi magari se lo fanno prestare dal fratello o dalla sorella e trovano comunque il modo di utilizzarlo. Penso che l’aspetto fondamentale sia sempre la rieducazione in carcere”. Nella bozza è prevista anche l’introduzione di un “percorso di rieducazione del minore”.
Il Pm, nel caso di reati per i quali è prevista la pena non superiore nel massimo a 5 anni di reclusione, notifica al minore e all’esercente la responsabilità genitoriale l’istanza di definizione anticipata del provvedimento. La condizione è allora che il minore “acceda a un percorso di reinserimento e rieducazione che preveda lo svolgimento di altre attività a beneficio della comunità di appartenenza, per un periodo compreso da uno a sei mesi”, ma anche la collaborazione a titolo gratuito con enti no profit o lo svolgimento di altre attività, sempre a beneficio della comunità, da uno a sei mesi. Niente stretta invece sull’accesso ai minori a siti porno. La proposta, fortemente voluta dalla ministra Eugenia Roccella, prevedeva misure di certificazione dell’età per l’accesso ai siti in questione e un incoraggiamento all’uso dei parental control sui dispositivi in uso ai minori. “Sappiamo bene – aveva detto in proposito la ministra – che una normativa per quanto ben congegnata non è in grado di bloccare completamente l’accesso alla pornografia, perché la tecnologia digitale è molto sfuggente per la sua intrinseca capacità di rinnovarsi in continuazione creando sempre nuovi percorsi d’uso.
Ma adesso ad eccedere sono anche i bambini, con la media del primo contatto con contenuti porno a 6-7 anni”. Come accennato, nella bozza dello schema di decreto è stato anche previsto “un Piano straordinario di interventi infrastrutturali o di riqualificazione nell’ambito del territorio di Caivano. Sarebbe poi quello di Fabio Ciciliano il nome emerso per il ruolo di commissario per la riqualificazione dello stesso comune campano. Critiche le prime reazioni delle opposizioni, secondo cui non servono misure da spettacolarizzare. La senatrice del Partito democratico, Simona Malpezzi, si è dichiarata “preoccupata per l’impostazione soltanto sanzionatoria e punitiva”. Dal canto suo, Ilaria Cucchi (Avs) “inasprire le pene per i minori è pura follia”. E sull’intera questione c’è da registrare il malcontento degli agenti penitenziari dell’Uilpa (Unione italiana lavoratori Pubblica amministrazione) secondo i quali “l’impunibilità sotto i 14 anni ingenererebbe ulteriori difficoltà gestionali ma anche di coesistenza tra le diverse fasce d’età” dei carcerati.
Torna alle notizie in home