Dazi, Regionali di fuoco per il Made in Italy a rischio?
L'impatto possibile dei dazi Usa sulle aree del nostro Paese potrebbe finire al centro della campagna elettorale nelle Regioni al voto
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Dazi Usa all’Ue, il giorno dopo il cauto (o talvolta eccessivo) entusiasmo per l’accordo Trump-Von der Leyen i rapporti e le analisi si spingono a ipotizzare gli effetti della manovra Usa sul Made in Italy. Le liste doganali, però, non sono state ancora pubblicate. Sarà necessario l’invio di lettere ufficiali da parte degli Stati Uniti all’Unione Europea, che indicheranno le tariffe applicabili alle esportazioni europee verso gli Usa, con dazi che potrebbero scattare dal primo agosto. E, nonostante gli annunci, c’è ancora molta incertezza circa il peso reale su alcuni prodotti, come quelli della farmaceutica, alcuni dei quali forse esentati o che probabilmente potrebbero essere tassati secondo alcune stime fino al 200%.
L’allarme sul Made in Italy alimentare
“Una doccia fredda, un conto salato”: il grido d’allarme sul rischio che corre il Made in Italy alimentare è però – come L’identità ha scritto nel suo numero oggi in edicola – già da ieri pesantemente avvertito dalle associazioni di categoria.
Tra tutte le proteste, quella della Cia, che permette di quantificare l’impatto sulle aree più colpite dei principali prodotti del nostro export negli Usa, in maniera singolare talvolta collegate a regioni prossime al voto per l’elezione del Governatore e del Consiglio. Forse, uno dei temi che in quelle zone verranno aggiunti al dibattito elettorale. Con il centrodestra – dal 2022 al governo – insidiato dalle polemiche del centrosinistra, specie per le probabili ricadute dei dazi sul mondo del lavoro.
L’export
“Più che un accordo, l’intesa sui dazi al 15% sembra una resa – afferma il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini-. Ora l’export del Made in Italy agroalimentare verso gli Usa (7,8 miliardi di euro nel 2024) rischia grosse perdite in settori chiave come vitivinicolo, olio, pasta e riso, caseario, senza ottenere niente in cambio. Oltre all’impatto diretto, si corre il pericolo anche di un grave danno all’intero indotto agroindustriale, con pesanti ripercussioni sull’occupazione“.
“Prima di trarre conclusioni definitive – aggiunge – vogliamo aspettare gli sviluppi dei prossimi giorni, con la definizione ufficiale delle liste doganali“.
Il vino
Per il vino, gli Usa – spiega la Cia – sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro di fatturato nel 2024.
A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024,i vini rossi Dop della Toscana (prossima al voto, ndr) (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni).
Grandi numeri che i dazi possono scombinare lasciando strada libera ai competitor: dal Malbec argentino allo Shiraz australiano fino al Merlot cileno.
L’olio
Per quanto concerne il mondo dell’olio (prodotto tipico della Puglia prossima al voto, ndr), il dazio al 15% rischia di ridurre la competitività dell’extravergine italiano a favore di oli più economici provenienti da Paesi terzi che godono di tariffe più basse, come la Turchia, il Sud America o la Tunisia.
Al momento, gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato extra-Ue per l’olio tricolore, con una quota di circa 100 mila tonnellate l’anno e un valore vicino a 1 miliardo, ovvero il 32% del nostro export.
C’è paura anche perché questi nuovi dazi colpiranno trasversalmente tutti i principali Paesi produttori europei (Italia, Spagna, Grecia) con la conseguenza di un possibile eccesso di offerta sul mercato interno, che porterebbe a un deprezzamento generale dell’olio italiano.
I formaggi, la pasta
Nel settore caseario, invece, i dazi colpiranno soprattutto i formaggi Dop come la mozzarella di Bufala (tipica della Campania prossima al voto, ndr), oltre al Pecorino romano utilizzato oltreoceano dall’industria alimentare per aromatizzare patatine in busta e altri snack.
In pericolo anche la pasta (uno dei prodotti di punta nella Campania e nella Puglia prossime al voto, ndr), il riso e le farine, tra i prodotti più amati dal mercato Usa, con un export annuo di circa 2 miliardi e quasi mezzo milione di tonnellate inviate oltreoceano. Anche in questo settore, secondo la Cia, si rischiano potenziali ricadute occupazionali qualora i dazi non vengano mitigati con accordi o misure di sostegno.
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