Politica

Defilati la vera storia

di Domenico Pecile -

CAMERA, NUOVA RELAZIONE DEF E VOTO FINALE BAGARRE IN AULA NICO STUMPO DEPUTATO PD, GALEAZZO BIGNAMI DEPUTATO FDI, PAOLA FRASSINETTI SOTTOSEGRETARIA ISTRUZIONE


Dopo l’autogol della maggioranza che per sei voti è andata sotto in aula impedendo lo scostamento di bilancio di 3,4 miliardi (i fondi sarebbero stati utilizzati per il taglio del cuneo fiscale e per il decreto lavoro il 1 maggio), è arrivato ieri pomeriggio il disco verde sia della Camera sia del Senato al Def nonostante la bagarre che ha fatto da contorno alle votazioni (alla Camera i lavori erano stati anche sospesi per un malore di Bonelli). Alla Camera i voti favorevoli sono stati 221 e 116 i contrari. L’Aula del Senato ha dato il suo sì con 112 voti favorevoli, 57 contrari e nessun astenuto; l’altro ieri i voti favorevoli erano stati 110, 59 i contrari e 4 le astensioni. E lo scivolone della maggioranza sempre dell’altro ieri, ha fatto cambiare la posizione del Terzo polo sullo scostamento di bilancio al Senato: ieri ha dato un voto contrario a differenza dell’altro ieri quando sei senatori avevano votato sì alla relazione sullo scostamento e no alla risoluzione di maggioranza sul Documento di economia e Finanza. Al Senato a scaldare gli animi è stato l’intervento della senatrice Michaela Biancofiore (Cdl) che ha ammesso che “ieri alla Camera la maggioranza non ha fatto una bella figura, ma non l’ha fatta nemmeno l’opposizione che ora si accinge e dare fuoco alle polveri gettando fango sul Parlamento”. Parole che hanno innescato una forte reazione levatasi dai banchi dell’opposizione. “Credo che dagli errori si impara. Quindi spero per il futuro che non si ripetano situazioni simili”, è stato invece il commento del ministro all’Economia, Giancarlo Giorgetti. Secca anche la controreplica del leader dei Pentastellati, Conte: “L’approvazione di oggi non toglie nulla alla pagina che questa maggioranza ha scritto ieri, l’ennesima dimostrazione di incapacità”. E a difesa della maggioranza è intervenuto il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti. “Abbiamo sentito che noi abbiamo disfatto l’economia italiana. L’Istat – ha sottolineato – certifica che nel primo trimestre di quest’anno il Pil è aumentato dello 0,5%, più di Germania e Francia. Sono questi i dati che qualcuno non vuole dire, ma questi sono dati neutrali. Io non cito i dati del governo ma quelli neutrali dell’Istat”: Foti ha poi aggiunto che sul Pnrr nessuno cita la relazione della Corte dei conti, “che è un’altra fonte neutra”, del 2023 in cui “si certifica che i 20 miliardi di euro che dovevano essere spesi nel 2020-2022 sono stati spostati al biennio 2022-2024 perché non si potevamo spendere da parte del governo in carica. Noi non è che non accettiamo le critiche, ne facciamo tesoro, ma un governo in carica da 180 giorni non può risolvere tutti i problemi, soprattutto quelli ereditati”. Immediata la replica del deputato Dem, Emiliano Fossi. “Il presidente del primo gruppo parlamentare nazionale, Tommaso Foti, è riuscito – ha tuonato – a incolpare l’opposizione per le assenze dei deputati nei partiti di maggioranza. Ha ragione il ministro Giorgetti, non è un problema politico, è soltanto sciatteria, incapacità di governo, mancanza di rispetto per le istituzioni e per i problemi degli italiani”. Ma il botta e risposta con Foti ha riguardato anche il fatto che a suo avviso “alcuni quorum funzionali per rendere efficaci le votazioni sono stati stabiliti quando alla Camera c’erano 630 deputati e adesso 400 e questo è un problema riferito soprattutto agli incarichi di governo”. Parole che per l’opposizione significano voler cambiare in corsa le regole della democrazia. Parole di scusa per istituzioni, partiti e cittadini sono arrivate dal senatore della Lega Massimo Garavaglia: “Quando si sbaglia semplicemente si chiede scusa. Scusa al presidente Meloni e al ministro Giorgetti, perché il Governo non c’entra nulla; scusa all’opposizione che merita rispetto e scusa ai cittadini che dal Parlamento si aspettano che risolva i problemi e non polemiche”. E sulla vicenda non poteva mancare l’opinione del premier Meloni, arrivata dal punto stampa dell’ambasciata italiana a Londra. “Credo – ha sottolineato – che dobbiamo fare i conti con il fatto che il taglio dei parlamentari incide perché il doppio incarico rende più facile che in Aula manchino i voti”. Per il premier bisogna allora parlare con i capigruppo e trovare un modo per garantire che si riesca a fare il doppio lavoro, “lavorando di più se necessario perché purtroppo riguarda tutti ma non prevedo l’ipotesi di sostituzioni di doppi incarichi, credo che il Governo stia lavorando bene è non è nelle mie intenzioni adesso assolutamente rivedere qualcosa”. Poi, l’esortazione finale: “Bisogna però garantire i numeri”. “Di fronte alle assenze del centrodestra in aula nel voto durante il ponte del Primo maggio, che dire? Open to meraviglia”, è stato invece l’ironico commento del capogruppo del M5S in Senato, Stefano Patuanelli. “E mentre il centrodestra non lavora – ha aggiunto – si convoca un consiglio dei ministri per il 1 Maggio, obbligando molti lavoratori a lavorare quel giorno, e convocando i sindacati il giorno prima”. Il riferimento è al fatto che il Consiglio dei ministri è convocato per lunedì 1 maggio, alle 10, a palazzo Chigi. A quanto si è appreso all’ordine del giorno c’è un decreto legge con misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro e in materia di salute. Tra i provvedimenti all’esame, anche un disegno di legge in materia di lavorio e un decreto legislativo in attuazione della Delega al Governo in materia di disabilità del 2021.


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