Esteri

Dimissioni, annunci, minacce: mentre a Gaza cadono bombe, Teheran si prepara

di Ernesto Ferrante -


Aharon Haliva ha gettato la spugna. Il generale al comando della direzione dell’intelligence militare israeliana (nella foto) il 7 ottobre, ha consegnato le dimissioni per l’incapacità palesata dall’esercito nel prevenire l’attacco di Hamas, descritto come “un giorno nero che porto sempre con me”. Il generale ha detto che, non riuscendo ad impedire l’assalto, la sua squadra si è rivelata non “all’altezza del compito”. Spiegando che resterà in carica fino alla nomina di un sostituto, il dimissionario ha aggiunto: “Fino alla fine del mio turno, farò di tutto per la sconfitta di Hamas e di coloro che vogliono farci del male e mi impegnerò per il ritorno dei prigionieri e dei dispersi alle loro case e alla loro terra”.
Il leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid, con un post sui social media, ha evidenziato la differenza tra il comportamento di Aharon Haliva e quello del primo ministro Benjamin Netanyahu. Citando le parole del primo, Lapid ha chiesto al secondo di fare lo stesso: “Insieme all’autorità derivano pesanti responsabilità. Il ritiro del capo dell’intelligence militare è giustificato e onorevole. Sarebbe stato opportuno che il primo ministro Netanyahu facesse lo stesso”.
A Gaza è stato un altro giorno di tonfi e sangue. L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito di un’altra pioggia di bombe, precisando che “un certo numero di civili palestinesi” è rimasto ucciso. “Nei prossimi giorni aumenteremo la pressione militare e politica su Hamas perché questo è l’unico modo per liberare i nostri ostaggi e ottenere la vittoria”, ha annunciato Netanyahu in un messaggio alla vigilia della Pasqua ebraica, denunciando che “purtroppo, fino ad ora, tutte le proposte per il rilascio dei nostri rapiti sono state completamente respinte da Hamas”.
Il premier ha quindi affermato che lo Stato ebraico “assesterà” ai miliziani islamisti “ulteriori e dolorosi colpi e ciò accadrà presto” e promesso di difendere “ferocemente l’Idf, il nostro esercito e i nostri combattenti”. Le autorità palestinesi di protezione civile nell’enclave palestinese, hanno dichiarato di aver esumato già 210 corpi da un cimitero improvvisato all’interno dell’ospedale principale della città meridionale di Khan Younis. Secondo il Guardian, quest’area funeraria è stata costruita quando i soldati di Tel Aviv assediavano la struttura il mese scorso.
Parole dure dall’Iran. “I crimini ripetuti, organizzati ed estesi del regime sionista contro il popolo di Gaza sono chiari esempi di genocidio e crimini di guerra, ed è responsabilità della comunità internazionale e degli organismi internazionali trattare con i responsabili e i leader di tali crimini”, ha attaccato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani. Nel corso di una conferenza stampa, Kanani ha sbeffeggiato gli israeliani. Il recente attacco a Isfahan, “non valeva molto” e il “nemico (Israele) sapeva di non poterne trarre vantaggio”.
“L’Iran, ha garantito il portavoce, continuerà a difendere la sicurezza nazionale secondo il diritto internazionale”. Se verranno adottate misure per sanzionare la Repubblica islamica, “ciò sarà considerato come una ricompensa per il regime sionista aggressore (Israele) e si tratterà di un’azione illegale contro un governo che ha agito nell’ambito del diritto per scoraggiare” ulteriori raid.
Nuovo, coraggioso intervento del cardinale Matteo Zuppi: “Netanyahu deve fermarsi, ascoltare i consigli delle potenze amiche. Papa Francesco e tanti governi chiedono di fermarsi e questo non è qualcosa contro Israele perché anche per Israele crediamo sia meglio non continuare in un’operazione che ha causato tanta sofferenza”. Su Rai Tre, ospite di “ReStart”, l’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha anche confutato l’equazione ricorrente, puntualizzando “che dire ciò non significa affatto essere antisemiti” e “bisogna sottolinearlo, è importante perché aiuta in una lettura molto complessa: dobbiamo essere attenti e contrari ad ogni forma di antisemitismo, mai accettabile, diretto e indiretto”.


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