Discord, il social “zona grigia” in Italia
Genitori e scuole non ne parlano mai. Da anni inchieste e indagini sulla "penetrazione" della piattaforma
Discord, il social invisibile alle famiglie: indagini italiane, minori e reati nelle chat chiuse, una perfetta “zona grigia”.
Discord, il social “zona grigia”
Il social nasce nel 2015 da un’idea di Jason Citron, di famiglia aschenazita. L’obiettivo, semplice: chat vocali per gamer. In pochi anni Discord cambia pelle. Diventa una rete di server privati, canali testuali e audio, accessibili solo su invito.
In Italia, resta quasi totalmente fuori dal dibattito pubblico. Genitori e scuole parlano più del pericolo di Instagram e TikTok, pochi conoscono Discord. Intanto la piattaforma entra in diverse indagini giudiziarie che coinvolgono minori e reati online.
Le indagini
Nel maggio 2020 la Polizia Postale conclude l’operazione “Luna Park”. Gli investigatori arrestano sette persone e ne indagano altre quindici. L’inchiesta riguarda la diffusione di materiale pedopornografico tramite chat e piattaforme digitali. Negli atti, server Discord usati per scambi e contatti preliminari.
Nel dicembre 2021 la Procura di Milano coordina una nuova indagine sui gruppi che praticano l’adescamento online. Gli indagati contattano minorenni tramite community chiuse. La Polizia Postale segnala l’uso di un social “poco conosciuto” insieme ad altre piattaforme di messaggistica.
Nel febbraio 2022 e nel luglio 2023, ancora indagini simili. Nel 2024 la Polizia Postale lancia una campagna di allerta sulle piattaforme meno conosciute dai genitori. Il report annuale segnala un aumento dei casi di adescamento in chat chiuse. Gli investigatori spiegano che i server Discord permettono di isolare le vittime e aggirare i controlli familiari.
In Italia, nessun dibattito sul pericolo della piattaforma
Discord non compare quasi mai nei titoli dei giornali italiani. Eppure entra negli atti giudiziari. Per gli inquirenti un ambiente favorevole all’anonimato e alla frammentazione dei gruppi. Ogni server crea regole proprie. Gli amministratori non sempre collaborano. In Italia manca una discussione pubblica strutturata sul tema. Le indagini arrivano sempre dopo. I reati emergono quando il danno è già avvenuto. La prevenzione resta debole.
Fingere che non esista non protegge i minori. Discord non è un gioco. È uno spazio digitale reale. In Italia, come altrove, la cronaca giudiziaria lo dimostra.
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