Attualità

E l’Italia s’è ferma: Sciopero e caos trasporti fra taxi e bus

di Eleonora Ciaffoloni -


Sciopero ieri (dei bus) sciopero oggi (dei taxi). L’Italia inizia questa settimana da “bloccata” con disagi per milioni di persone, dai pendolari ai turisti. Ieri – con circa dieci giorni di ritardo rispetto allo sciopero previsto per il 29 settembre – si sono fermati autobus, metro e tram in tantissime città da nord a sud, seppur con differente partecipazione del personale delle varie aziende di trasporti. Uno stop di 24 ore e ore di manifestazioni per gli autoferrotranvieri che sono scesi in piazza a Roma, Milano, Venezia, Napoli, Perugia, Modena, Torino, Vicenza e Bari. E anche a Mestre, nel luogo della tragedia che ha visto la morte di 21 persone.

Una unione di intenti dei sindacati arrivata nella giornata di ieri non solo per richiedere alle aziende e al governo di rimettere in discussione le politiche sui trasporti e quindi salari e condizioni di lavoro dignitosi, ma anche per rispondere alla decisione presa dal ministro dei Trasporti, Matteo Salvini lo scorso 29 settembre. Difatti, oltre alla richiesta di un salario minimo di dieci euro l’ora, la messa a punto del reato di omicidio sul lavoro, i rappresentanti dei lavoratori chiedono di intervenire sull’attuale legge sulla regolamentazione degli scioperi nei servizi pubblici essenziali che “in un modo sempre più aggressivo vuole vanificare la conflittualità della categoria impedendo l’esercizio del diritto di sciopero”.

Italia bloccata: ieri sciopero dei bus, oggi sciopero dei taxi

Rivendicazioni che si protraggono anche nella giornata di oggi, perché ad incrociare le braccia sono i tassisti. La protesta torna a seguito dell’ultimo via libera al Dl Asset che, tra le altre misure, prevede quella di un aumento del 20% delle licenze dei taxi da parte dei comuni. Una decisione arrivata a seguito della reiterata mancanza di mezzi e di servizio nelle maggiori città italiane dove da mesi vengono riscontrate code e attese estenuanti. Secondo i tassisti, le norme del decreto “sono del tutto insufficienti” e, spiega L’Usb Taxi “Ce ne renderemo conto quando con il più classico scaricabarile gli enti locali e il governo si rimpalleranno le responsabilità dell’incremento delle licenze senza nessun dato concreto”. E così, nonostante i tentativi di rattoppo, il braccio di ferro continua.


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