Educazione sessuale a scuola, sì anche alle medie
Occorre però il consenso dei genitori
L’educazione sessuale a scuola torna al centro del dibattito politico e culturale. Dopo settimane di confronto e critiche incrociate, arriva una svolta sul ddl Valditara. Il provvedimento relativo al consenso informato per le attività formative legate all’affettività e alla sessualità. Inizialmente, il testo approvato prevedeva il divieto di introdurre percorsi di educazione sessuale nelle scuole medie, consentendoli soltanto nelle scuole superiori previa autorizzazione preventiva delle famiglie. Ora però, grazie a un emendamento depositato dalla Lega, la posizione della maggioranza cambia. La possibilità di affrontare tali temi viene estesa anche agli istituti di primo grado, sempre con il consenso informato delle famiglie.
Confermato il divieto per le elementari e la scuola dell’infanzia
Rimane invece confermato il divieto per le scuole dell’infanzia e per le elementari, dove non sarà possibile avviare programmi strutturati di educazione alla sessualità. A spiegare la modifica è il relatore del provvedimento, Rossano Sasso, che sottolinea come la maggioranza non abbia mai voluto “vietare che in classe si parli di affetto e rispetto”, denunciando quella che definisce una “strumentalizzazione in atto”. Una posizione che però non ha frenato le critiche dell’opposizione.
Le diverse posizioni politiche
Durante un convegno dedicato proprio all’educazione sessuo-affettiva nelle scuole medie, diverse forze politiche hanno definito il ddl “irricevibile”. Per Elisabetta Piccolotti (Avs) la norma avrebbe una matrice “oscurantista e puramente ideologica”. La deputata del M5S Stefania Ascari ha evidenziato come il testo sia stato scritto “senza ascoltare studenti e studentesse”, mentre la capogruppo Pd in Commissione Cultura Irene Manzi parla di “numerosi punti critici” che restano irrisolti.
La posizione del ministro Valditara
A replicare è stato direttamente il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, secondo cui le contestazioni dell’opposizione sarebbero “incomprensibili”. Il ministro ha ricordato che in oltre il 90% delle scuole superiori italiane già si svolgono attività di educazione alle relazioni, con risultati che definisce “straordinari”. Valditara ha ribadito che l’educazione sessuale a scuola continuerà a essere garantita a tutti i livelli in cui oggi è prevista, sottolineando che il ddl punta semplicemente a “difendere i giovani e favorire una crescita equilibrata”.
Il mondo delle associazioni
Intanto il tema divide anche società civile e associazioni. L’organizzazione Pro Vita & Famiglia ha consegnato alla Camera 50 mila firme chiedendo un’approvazione rapida del ddl e la piena compattezza del centrodestra, definendo la norma “liberale e democratica”. Di segno opposto le posizioni della Fondazione Una Nessuna Centomila, che ritiene invece necessaria una educazione sessuo-affettiva sistematica e inclusiva, in linea con gli standard internazionali di OMS e UNESCO.
L’iniziativa di Una Nessuna Centomila
Per colmare quello che considera un vuoto culturale, la Fondazione ha promosso la prima ricerca nazionale sul tema e, a partire da gennaio, un corso universitario di alta formazione presso la Milano-Bicocca destinato a insegnanti, dirigenti ed educatori di ogni ordine e grado. Un’iniziativa definita “non solo scientifica, ma anche un gesto politico e culturale”. Un gesto politico, secondo molti osservatori, è anche il ddl stesso. Dal 1975 a oggi sono state presentate oltre 34 proposte di legge sull’educazione alla sessualità. Nessuna è mai stata approvata. Riuscirà questa a superare le divisioni?
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