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Eredità Agnelli, i Pm vanno in gol: “Marella risiedeva in Italia”

di Ivano Tolettini -


Quasi un mese dopo nella battaglia legale sull’eredità di Gianni e Marella Agnelli ad andare in gol sono i Pubblici ministeri di Torino. I quali sostengono che la vedova dell’Avvocato negli ultimi anni della sua lunga vita risiedeva in Italia e non in Svizzera. Il tribunale del Riesame, a differenza di quello che era successo a fine febbraio, respinge il ricorso dei legali dei nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann, che sono sotto inchiesta per l’ipotesi della truffa ai danni dello Stato, poiché con la successione firmata in Svizzera non avrebbero versato le tasse di successione in Italia sui 734 milioni ereditati, e i giudici confermano il sequestro di documenti, cartelle, mail e dispositivi elettronici, eseguito su ordine del Procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dei sostituti Mario Bendoni e Giulia Marchetti. Sono sigilli relativi alla “presenza effettiva di Marella Caracciolo in Italia a dispetto della residenza estera (Svizzera) formalmente dichiarata” dal 2015. Il piatto dello Stato, inoltre, secondo l’accusa piangerebbe per l’omessa dichiarazione fiscale dei redditi generati all’estero da Donna Marella.
Per i giudici, dunque, l’acquisizione degli indizi da parte dei finanzieri è stata legittima perché esisterebbe il cosiddetto “fumus” che col dissequestro avrebbe messo a repentaglio la genuinità degli indizi riguardo ai presunti reati tributari. Ad innescare il complesso procedimento penale e civile, che ha una coda importante anche in Svizzera, è stata Margherita Agnelli, primogenita di Gianni e Marella, che ha chiamato in causa i suoi tre figli di primo letto (John, Lapo e Ginevra), e il notaio Urs von Grünigen, esecutore testamentario della madre, con l’appoggio dei quattro figli avuti dal banchiere de Pahlen, Peter, Anna, Tatiana e Sofia. Sul piano civile davanti al tribunale di Torino Margherita ha chiesto di dichiarare l’invalidità o l’inefficacia del testamento del 12 agosto 2011 e delle aggiunte del 14 agosto 2012 e 23 febbraio 2014, sottoscritte dalla madre morta il 23 febbraio 2019, per diventare così l’erede legittima ed essere reintegrata della quota mediante le riduzioni delle donazioni a favore dei primi tre figli. Inoltre, la figlia ha chiesto che il tribunale dichiari l’invalidità o l’inopponibilità dell’accordo transattivo da lei firmato il 24 gennaio 2003 con il quale aveva rinunciato a ogni ulteriore diritto sulla successione del padre Gianni Agnelli e ad avanzare qualsiasi diritto sulla successione della madre, previo l’incasso di oltre 1,2 miliardi di euro.
In gioco ci sono il controllo della cassaforte Dicembre e della Exor, che hanno in pancia il tesoro valutato in decine di miliardi di euro. L’indagine penale coinvolge anche il commercialista degli Elkann, Gianluca Ferrero, che è anche presidente della Juventus, oltre che il notaio von Grunigen. “Siamo naturalmente delusi dalla decisione del Tribunale e rimaniamo convinti della solidità degli argomenti giuridici che abbiamo sostenuto – affermano in una nota gli avvocati Paolo Siniscalchi, Federico Cecconi e Carlo Re che assistono i fratelli Elkann – Attendiamo comunque il deposito delle motivazioni per decidere se presentare ricorso per Cassazione”. Tra l’altro, nei giorni scorsi gli stessi legali avevano chiesto di far svolgere le eventuali copie forensi sui telefonini e gli altri dispositivi informatici degli indagati con la formula dell’incidente probatorio. Avevano depositato l’istanza dell’accertamento irripetibile a margine della discussione davanti al Riesame sul sequestro degli apparecchi, affinché sia nominato dal gip un perito al di sopra delle parti. La truffa, secondi gli inquirenti, consiste nel mancato versamento della tassa di successione perché Marella non sarebbe stata residente in Svizzera. Circostanza, questa, contestata dai legali degli indagati, i quali vogliono dimostrare carte alla mano che le accuse sono infondate. Avvalendosi anche di un parere dell’avvocato Andrea Perini, docente di diritto penale tributario, sostengono che al massimo si tratta di un illecito amministrativo. Per contro, i Pm ritengono di poter dimostrare che Marella risiedeva in Italia. Se fosse così tutte le tessere della straordinaria eredità verrebbero rimesse in gioco.


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