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Ex Ilva, lo spettro della chiusura dietro uno “spezzatino” inutile

Tra le dieci offerte solo due per comprare tutto, l'ipotesi che un fondo Usa molli subito

di Giorgio Brescia -


La procedura di vendita dell’ex Ilva ha visto la chiusura del bando con un totale di 10 offerte, di cui solo due riguardano l’acquisizione dell’intero gruppo.

Ex Ilva, lo spettro del fallimento della gara

Ma pure su queste ultime due grava l’incertezza, con l’ipotizzato ritiro del fondo americano Bedrock Industries lasciando come unica possibile opzione l’altro fondo Usa Flacks Group presentata però al ribasso. Le offerte complessive sono prevalentemente parziali, per singoli asset, il che rende molto concreta la possibilità di una vendita a pezzi, ossia lo “spezzatino” degli impianti. Si era già ritirato il consorzio azero composto da Baku Steel Company e Azerbaijan Investment Company si è ritirato, il colosso indiano Jindal Steel International ha preferito non rilanciare.

Sempre più insidioso lo spettro della “sentenza già scritta” temuta dal ministro Adolfo Urso nel luglio scorso all’atto dell’impasse sull’accordo di programma.

Si paventa dunque un fallimento della gara e una possibile gestione statale o la chiusura. La procedura di valutazione delle offerte potrebbe richiedere fino a due mesi nei prossimi passaggi, con un esame rigoroso in termini di solidità finanziaria, piano industriale e decarbonizzazione, e garanzie sul rilancio produttivo e posti di lavoro.

L’ex Ilva non è allettante: spettro chiusura

Lo “spezzatino” che emerge dalle offerte rimaste sul tavolo è una frammentazione che riflette la difficoltà del mercato nell’assumersi l’intero rischio strategico e industriale di una fabbrica che necessita di un radicale rilancio ambientale e produttivo pur continuando a valere, nel complesso con Ilva in Amministrazione Straordinaria, Acciaierie d’Italia e società collegate come Taranto Energia, circa 1,5 miliardi di euro.

Ma il progetto ogni volta rilanciato di fare di Taranto il sito siderurgico più sostenibile d’Europa rischia di rimanere un sogno lontanissimo e sempre più lontano, probabilmente anche nella campagna elettorali che vede la Puglia prossima al voto per le Regionali. Il bando oggi giunto al termine impegnava alla decarbonizzazione industriale e sostituzione dei tradizionali forni a carbone con tre forni elettrici. Ma nessuno è disposto nel mondo a rischiare investimenti onerosi per un sito che ha accumulato due miliardi di perdite in meno di due anni.


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