Farage e la rischiosa rivoluzione copernicana delle criptovalute
La mossa di Farage, sulla scia di quanto sta avvenendo negli Usa, apre nuove strade ma non mancano le incognite
Reform UK sarà il primo partito politico britannico ad accettare donazioni in Bitcoin e altre criptovalute. Ad annunciare la svolta per molti versi “rivoluzionaria”, è stato il leader Nigel Farage durante una conferenza sulla criptovaluta a Las Vegas. Attraverso il sito del partito è già possibile effettuare versamenti in cripto grazie alla collaborazione con la società di pagamenti Radom.
Una riserva digitale in Bitcoin presso la Banca d’Inghilterra
“A partire da ora, purché siate donatori idonei nel Regno Unito, siamo il primo partito politico in Gran Bretagna in grado di accettare donazioni in Bitcoin e altre criptovalute”, ha sottolineato Farage, che ha promesso una “rivoluzione cripto” se la forza da lui capeggiata dovesse andare al governo, con la creazione di una riserva digitale in Bitcoin presso la Banca d’Inghilterra, sulla scia delle recenti iniziative messe in campo negli Stati Uniti.
Il ricorso a criptovalute presenta diversi profili di rischio, a cominciare dai dubbi sulla regolamentazione, sul possibile uso improprio dei fondi e sui potenziali conflitti di interesse. “Chiunque può ricevere donazioni in cripto, perché non richiedono autorizzazioni bancarie”, ha spiegato Larisa Yarovaya, docente alla Southampton Business School, evidenziando che ciò “permette anche a chi è escluso dal sistema bancario tradizionale di accedere ai servizi finanziari”.
La strada delle criptovalute è stata tracciata negli Usa
Pochi giorni fa Donald Trump ha ospitato nel suo golf club in Virginia un’esclusiva serata di gala per gli oltre 220 investitori globali della sua criptovaluta, la “valueTrump”. Per ottenere “il più esclusivo invito del mondo”, questi investitori hanno acquistato 148 milioni del token.
I 25 più generosi avranno un trattamento privilegiato, con la possibilità di incontrare personalmente il tycoon durante un ricevimento ristretto prima del gala. Tra questi figura Justin Sun, 34enne miliardario delle cripto nato in Cina, che da anni non mette piede negli Usa nel timore di essere arrestato. Con 23 milioni di dollari, Sun è il principale investitore nella criptovaluta del presidente.
Il Wall Street Journal ha ricordato che nel 2023 l’ufficio per i crimini finanziari del dipartimento del Tesoro scriveva che la sua società Tron era “sempre più popolare tra attori illeciti”. Lo scorso anno, oltre la metà delle attività illegali delle cripto, sono avvenute su questa rete, secondo Trm Labs.
Sun nel 2023 è stato accusato dalla Sec di manipolazione fraudolenta del mercato, ma l’ente federale responsabile della vigilanza sulla borsa a febbraio ha chiesto a sorpresa ad un giudice di fermare il ricorso.
I nodi da sciogliere
Un altro aspetto delicato è quello della tassazione. In Europa, come ha ricordato l’Eurispes, “la tassazione delle plusvalenze da criptovalute evidenzia una grande varietà di approcci fiscali”.
Negli Stati Uniti, ha proseguito l’istituto, “le criptovalute sono considerate una proprietà, e non una valuta, ai fini fiscali. Questo comporta che ogni transazione che genera una plusvalenza è tassabile”. Hong Kong, Malesia, Brunei e Singapore non prevedono alcuna tassazione.
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