Politica

Fedriga sfonda, la Lega esulta Fdi frena: si apre la resa dei conti

di Domenico Pecile -

MASSIMILIANO FEDRIGA - PRESIDENTE FRIULI VENEZIA-GIULIA


 

Massimiliano Fedriga succede a se stesso alla guida del Friuli Venezia Giulia. E lo fa in modo perentorio, incontrovertibile con un risultato che va ben oltre ogni rosea previsione. A scrutinio quasi completato, il governatore del Fvg veniva dato attorno al 64 per cento dei voti, vale a dire circa 7 punti in percentuale in più rispetto alla vittoria del 2018 quando la Lega, che aveva ottenuto il 34,91 per cento e gli altri partiti della coalizione lo avevano spinto al 57 per cento. La leadership nel centro destra – dove si registra la rinascita della Lega, un arretramento consistente di Fratelli d’Italia rispetto alle politiche e il dimezzamento della percentuale di Forza Italia che da 12 per cento dovrebbe scendere a circa al 6) sarà decisa da questi tre primattori. Sul fronte opposto, l’effetto Schlein pare già essersi sgonfiato, visto che il Pd, che aveva ottenuto il 18,4 alle politiche del 2022 e il 18 per cento alle precedenti regionali, fatica ad arrivare al 17 per cento. Crolla il Movimento 5 Stelle, mentre il Terzo polo subisce un tracollo devastante e non entrerà in Consiglio regionale dove, invece, dovrebbe fare il suo ingresso la lista Insieme liberi ispirata anche dai No vax. La Lega, che dovrebbe superare il 18 per cento ridiventa il primo partito regionale e si prende una bella rivincita visto che è riuscita a staccare di circa un punto Fratelli d’Italia, che a sua volta distanza di poco la lista Fedriga (al cui inferno c’erano diversi diversi esponenti anche di spicco del Carroccio). Ma al di là del grande successo della sua lista (“Siamo andati oltre la più rosea previsione”, ha commentato a caldo), Fedriga governerà, ma con comanderà com’è avvenuto in questi cinque anni. Dovrà, infatti, fare i conti con Fratelli d’Italia, che alle politiche del 2022 aveva incassato il 31,3 per cento rispetto al 5,5 per cento delle precedenti regionali e che siederà al tavolo delle trattative per la formazione della nuova giunta ad armi pari. Insomma, Fedro9ga sarà costretto a rispolverare il Cencelli. Gli incontri, che saranno decisi a giorni, per la formazione della nuova giunta si annunciano tutt’altro che in discesa. Anche perché bisognerà capire quali saranno in consiglio regionale gli eletti nella Lista Fedriga, se saranno cioè più o meno ortodossi rispetto al Carroccio. Già, quasi un paradosso per il governatore uscito trionfatore dalle urne. Il successo della Lega (anche senza sommare i voti con quelli della Lista Fedriga) è un dato incontrovertibile: pochi mesi fa, alle elezioni politiche, il Carroccio aveva ottenuto soltanto il 10,9 per cento. E la paura di un altro passo falso aveva accompagnato tutta la campagna elettorale. Grande euforia, ieri sera, nel Carroccio al contrario di quanto è avvenuto tra i sostenitori del partito della Meloni che per la prima volta dopo l’insediamento del premier fa segnare un passo decisamente falso. E un piccolo campanello di allarme. Certo, quel 31 per cento delle politiche era il frutto dell’onda lunga meloniana, un botto forse insperato, ma nessun dentro FdI nasconde il fatto che la speranza era di ottenere tra il 23 e il 25 per cento dei consensi. Fedriga esce invec e nettamente rafforzato anche in termini di peso politico all’interno del Carroccio nazionale. Il suo primo commento – excusatio non petita …- è stato che non ha altre ambizioni se non di governare per altri 5 anni il Fvg. Né è sfuggito agli osservatori il primo commento di Salvini che su Facebook ha ringraziato il Fvg per il successo elettorale senza citare Fedriga. Ma questa è un’altra partita che ricomincia oggi. Si lecca le ferite anche il Pd che vede svanire l’effetto Schlein e non riesce neppure a confermare i voti delle politiche. Il candidato del Centro sinistra, Massimo Moretuzzo, difficilmente arriverà al 29 per cento. La coalzio9ne ha pagato anche il fatto di avere deciso il candidato soltanto un paio di mesi fa. Davvero troppo poco per tentare di ostacolare la corazzata-Fedriga. Non ha pagato neppure l’alleanza con i 5 Stelle, usciti frastornati dal voto: a tarda sera arrancavano ancora sotto il 3 per cento e dunque anche al di sotto della soglia dello sbarramento anche se probabilmente grazie al gioco delle coalizioni potrebbe riuscite a afre leggere un consigliere regionale. Nel 2018 il Movimento fondato da Grillo era riuscito ad andare in doppia cifra. Disastroso anche il risultato del Terzo Polo che non avrà alcuna rappresentanza in Consiglio regionale, visto che al termine dello scrutinio faceva ancora fatica a raggiungere il 2,8 per cento dei consensi. Per Calenda e Renzi, che aveva progettato per giugno la fusione a freddo di Azione e Italia viva di tratta di na doccia fredda che potrebbe azzerare l’intesa. Azione sicuramente rinfaccerà all’ex premier di non essersi mai fatto vivo in Friuli durante la campagna elettorale. E sull’agone politico del consiglio regionale dovrebbe fare il suo battesimo la lista Insieme liberi che a tarda sera viaggiava ben oltre il 4 per cento. Nel gruppo di liste guidate da Giorgia Tripoli spiccava anche Italexit e associazioni che fanno riferimento al Movimentò No vax. Insomma, tanta carne al fuoco per politologi, osservatori politici e per i partiti che non possono negare una rilevanza anche nazionale di questo voto. A cominciare anche dal dato dell’astensione visto che alle urne si è recato soltanto il 4 per cento degli eventi diritto. Un dato che dovrebbe spingere per il voto on line dei cittadini all’estero (che in Fvg sono tantissimi).

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