Politica

Fiaccolata Borsellino, Meloni punge: “La mafia mi contesta”

di Giovanni Vasso -

LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI


“Ho iniziato a fare politica quando uccisero Borsellino”, Giorgia Meloni a Palermo rivendica, con orgoglio, l’identità “anti-mafia” sua e della destra italiana. E ribatte, colpo su colpo, alle critiche che le sono piovute in capo dall’opposizione. Al termine del Comitato per l’ordine e la sicurezza che ha presieduto questa mattina a Palermo, Meloni ha spiegato: “Il senso della mia presenza oggi non è solo memoria, perché la memoria ha senso e ragione solo se si raccoglie il testimone. Per questo abbiamo partecipato al Comitato per la sicurezza, per capire cosa altro serva e cosa il governo possa e debba fare per aiutare questi inquirenti straordinari e queste forze dell’ordine che negli ultimi mesi hanno arrestato 1.300 persone, 29 latitanti sono stati assicurati alla giustizia, un lavoro straordinario che va accompagnato”.

La premier ha poi rivendicato: “Ho cominciato a fare politica quando uccisero Borsellino e a poche settimane dall’omicidio di Falcone. Per me il tema di quell’esempio, di uomini delle istituzioni consapevoli dei rischi che continuano a fare il loro lavoro, rimane uno degli elementi più simbolici che mi ha spinto a fare politica”. Una stoccata, nemmeno troppo velata, alla minoranza: “Ho letto su alcuni quotidiani una polemica inventata sul fatto che non andrò alla fiaccolata per timore di contestazioni e per motivi di ordine pubblico, è una notizia inventata. Chi mi può contestare? La mafia mi può contestare”. Quindi ha rincarato la dose: “Lo Stato ha inferto in questi mesi colpi importantissimi contro la criminalità organizzata e io sono stata colpita dal fatto che si mettesse in discussione anche questo. C’è un tema su cui non ci si dovrebbero dividere, su cui le istituzioni non dovrebbero dividersi, ci sono giorni in cui non si dovrebbero fare polemiche inventate che fanno bene solo a quelli che stiamo combattendo”.

Alla memoria di Paolo Borsellino, Meloni ha inoltre dedicato anche un lungo post pubblicato sui social. “La strage di Via D’Amelio, dove Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta vennero uccisi dalla mafia, è stato il motivo per il quale ho iniziato a fare politica. La data del 19 luglio 1992 rappresenta una ferita ancora aperta per chi crede in un’Italia giusta. Paolo sfidò il sistema mafioso senza mai temere la morte, insegnandoci a non restare a guardare e a non voltarci mai dall’altra parte. Il suo coraggio e la sua integrità sono doni che ci ha lasciato e che tanti giovani hanno deciso di raccogliere per affermare due valori imprescindibili: la legalità e la giustizia”. Infine ha concluso: “Oggi, a 31 anni di distanza da quel terribile attentato, ricordiamo tutti quegli eroi che non ebbero paura di denunciare al mondo il vero volto della criminalità organizzata e che servirono lo Stato fino all’ultimo. Nel loro esempio portiamo avanti il nostro impegno quotidiano per estirpare questo male dalla nostra Nazione: solo così il loro sacrificio non sarà mai vano”.


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