Politica

Premierato, governo avanti tutta con la riforma

di Domenico Pecile -


Avanti tutta. Nonostante le annunciate barricate delle opposizioni, nonostante le prese di distanza di alcuni costituzionalisti, nonostante la tiepida difesa di Matteo Renzi (favorevole alla riforma purché si faccia come dice lui), nonostante alcuni distinguo anche all’interno della maggioranza. E nonostante anche il niet di Liliana Segre che ha parlato di “aspetti allarmanti” di una riforma – ha sottolineato – che declassa il Colle. Alla senatrice a vita ha immediatamente replicato il ministro della Difesa, Guido Crosetto: “Non è una riforma che spacca il Paese. Ho un profondo rispetto per Liliana Segre e la sua storia e quello che rappresenta. Non le piace il premierato. Ritiene che il Parlamento debba essere tutelato, cosa che ritengo questa legge rafforzi. A indebolirlo negli ultimi vent’anni è stata la decretazione d’urgenza”. Avanti tutta, dunque. Il premier Giorgia Meloni – convinta che la riforma delle riforme darà un colpo mortale al trasformismo parlamentare, ai governi tecnici e a quelli che duravano come troppo spesso è accaduto lo espace d’un matin – tira dritto. Ha superato anche lo scoglio della Lega con i suoi mali di pancia e alcune perplessità degli azzurri. Non a caso il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sempre replicando alla Segre, l’aveva tranquillizzata con un “Resteranno pesi e contrappesi”. E a dargli man forte era intervenuto anche il presidente di Forza Italia, Maurizio Gasparri: “E’ la Costituzione che è in ritardo sul rafforzamento della democrazia diretta e partecipativa”. Le opposizioni sono sulle barricate. Intervenendo nel dibattito al Senato, la senatrice del Pd, Enza Rando, ha invitato il governo a fermare questa riforma pericolosa per la democrazia. “Non lo consentiremo – ha aggiunto – e ci batteremo per fermare questa deriva e raffermare i valori fondamentali della nostra democrazia”. Tuttavia, secondo un sondaggio pubblicato qualche giorno fa, il 55% degli italiani approva il premierato. “Pensare che – il commento a questo proposito del senatore e presidente nazionale dell’Udc, Antonio de Poli – quando una riforma intende stabilizzare il Governo si vada nella direzione di indebolire il nostro assetto democratico è una fake news. Il premierato piace all’opinione pubblica perché offre un quadro di chiarezza rispetto all’offerta politica”. Giorgia Meloni è convita di portare a termine queta sua mission che sta in cima ai suoi obiettivi di governo. E questo nonostante che la riforma della seconda parte della Costituzione sia stata più volte proposta negli ultimi decenni da tutte le forze politiche che si sono succedute nel Governo del Paese ma tutti questi tentativi – come quelli di Berlusconi e di Renzi – erano falliti. Il Governo vuole chiudere la partita in fretta. Sul premierato – ha spiegato uno dei fedelissimi del premier, il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani – “abbiamo accettato di chiudere la discussione generale martedì prossimo. Avremmo potuto forzare la mano arrivando a chiuderla oggi (ieri per chi legge, ndr). Anche questo dimostra la nostra disponibilità”. Da parte sua, il premier ha puntualizzato che “si sta cercando di personalizzare lo scontro sul referendum sperando in un revival della situazione di Renzi. Ma le mie dimissioni sono un tema ogni giorno, avevano già una lista per il governo tecnico quando lo spread era salito un po’. Ma il premierato è la madre di tutte le riforme, e auspico grandi convergenze. Ma se non dovessero arrivare ci rivolgeremo ai cittadini”. Poi, in un’intervista, la stoccata finale a quanti l’accusano di volere un referendum su di sé e il suo governo: “Non sarà un referendum su di me, perché questa riforma riguarderebbe la prossima legislatura. Riguarda il futuro e non tocca nemmeno l’attuale presidente della Repubblica”. Per Giorgia Meloni con l’elezione di retta del capo del governo si rimettono le decisioni nelle mani dei cittadini. La riforma “realizza meglio l’art. 1 della Costituzione: la sovranità appartiene al popolo”.


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