Proprio mentre Stellantis nomina il suo nuovo Ceo, l’Ue ritorna, di prepotenza, sul Green Deal; la notizia economica della giornata ha un nome e un cognome: Antonio Filosa, 52 anni, nato a Castellammare di Stabia, nel Napoletano, cresciuto a Ostuni, in Puglia, laureatosi ingegnere a Milano, al Politecnico oggi residente in Michigan, negli Stati Uniti. Una soluzione interna per Stellantis, nel senso che Filosa è dirigente di lungo corso di casa Fiat. Dove è entrato nell’ormai lontano 1999 e dove ha iniziato la carriera che, prima della poltrona di Ceo, lo ha portato a dirigere le attività del gruppo nelle Americhe, di cui è tuttora responsabile. Il compito che gli è stato affidato dal consiglio d’amministrazione è di quelli tosti: “La profonda conoscenza che Antonio ha della nostra azienda comprese le persone che considera il nostro punto di forza e del nostro settore, gli consentono di essere perfettamente preparato per il ruolo di Ceo in questa nuova e cruciale fase di sviluppo di Stellantis”, ha affermato in una nota John Elkann, presidente esecutivo. Anche i soci francesi hanno applaudito alla nomina di un italiano alla guida del colosso dell’automotive: “Accogliamo all’unanimità la nomina di Antonio a Ceo, le sue qualità lo rendono la scelta naturale, ha detto Robert Peugeot, vicepresidente di Stellantis. L’annuncio di Antonio Filosa a nuovo Ceo di Stellantis ha riscosso il plauso dei sindacati che si aspettano, come Rocco Palombella (Uilm) di essere ricevuti al più presto dal nuovo amministratore delegato: “Tocca a un italiano risollevare le sorti di Stellantis. Ora chiediamo un incontro nel più breve tempo possibile con il nuovo Ceo Filosa per avere conferme e aggiornamenti sul Piano Italia, sugli investimenti e sulle strategie di Stellantis nel nostro Paese. Un primo atto importante da parte di Filosa potrebbe essere quello di favorire il rinnovo della parte economica del Ccsl, arrivato alla stretta finale. Sarebbe un segnale chiaro e positivo verso i lavoratori”. Speranze condivise dai segretari generali Cisl Torino e Piemonte, Giuseppe Filippone e Luca Caretti: “Questa scelta fa ben sperare per il rilancio degli stabilimenti italiani e piemontesi del gruppo e in modo particolare per il sito di Mirafiori che vive da anni una situazione molto difficile sotto il profilo produttivo e di prospettive future: confidiamo nel coinvolgimento del sindacato nelle scelte che riguardano i lavoratori e il territorio e auspichiamo un maggior confronto con le rappresentanze dei lavoratori da parte del nuovo ceo di Stellantis, segnando una netta discontinuità con il suo predecessore Tavares”. Per la Fiom-Cgil è l’ora di scrollarsi di dosso l’era del Ceo portoghese: “La nomina del nuovo ad di Stellantis era attesa da tempo in un contesto reso difficile dalle scelte industriali e occupazionali fallimentari del precedente ad Carlos Tavares. È necessario affrontare rapidamente i problemi, che senza un piano industriale per l’Italia di rilancio rischia di compromettere anche i risultati economici necessari ad aumentare gli investimenti – ha affermato il segretario Samuele Lodi – . Occorre ripartire dalle lavoratrici e dai lavoratori aumentando il salario e confrontandosi sul futuro occupazionale per favorire la rigenerazione”. Filosa, per ora, non si sbilancia ma nel suo primo intervento da Ceo Stellantis fa riferimento, eccome, al capitale umano e “all’ all’immenso talento, passione e impegno delle nostre persone e dalla professionalità con cui i nostri team ci permettono di raggiungere l’eccellenza”. Con il nuovo Ceo, dunque, Stellantis punta a scrivere una nuova pagina. La sua nomina ha un po’ offuscato il fatto che, a Bruxelles, la vicepresidente della Commissione, Teresa Ribera, sia tornata a incalzare sul tema Green Deal. Proprio all’indomani delle richieste degli industriali italiani, la commissaria spagnola ha riaffermato “l’impegno a rimanere in linea con gli obiettivi climatici che abbiamo adottato non molto tempo fa, seguendo l’accordo di Parigi e la scienza”. Ma Ribera prova anche a ribaltare le polemiche e giura che “l’agenda verde stimola gli investimenti e la prosperità” asserendo che “tracciare percorsi di decarbonizzazione, insieme all’aumento della capacità di creare ricchezza”. Che ci sia qualcosa da fare, però, lo riconosce: “Sugli obiettivi generali sulla transizione energetica e all’efficienza, abbiamo fatto grandi miglioramenti, ma dobbiamo ancora continuare a lavorare per raggiungere la completa decarbonizzazione dell’economia”. Secondo la vicepresidente: “Una regolamentazione prevedibile, una chiara comprensione di dove vogliamo arrivare rende le cose più facili e fornisce stabilità, affidabilità per gli investitori, mentre allo stesso tempo il costo dell’inazione aumenta. Ogni disastro climatico per cui non siamo preparati colpisce più duramente, impone maggiori costi alla nostra economia e crea più danni sociali”. E cita i numeri: “Pensando alle perdite economiche legate al clima nella Ue negli ultimi anni, individuiamo almeno 163 miliardi di dollari in territorio europeo per il periodo 2021-2023. Un ulteriore motivo per cui vogliamo puntare sulla promozione degli investimenti e della prosperità, e non sull’affrontare perdite e costi: la scienza, l’azione per il clima e l’agenda verde sono buone cose per l’Europa. E come Unione Europea, siamo in grado e pronti a proseguire”.
Già, ma Bruxelles non ha la minima intenzione di far arrabbiare, ancora di più, l’automotive. E la presidente dell’europarlamento, Roberta Metsola, dopo l’incontro avuto proprio con John Elkann e con l’ad Ferrari Benedetto Vigna, a Maranello, ha sentenziato su X: “Le auto europee fissano gli standard globali di qualità ed eccellenza. Sono le migliori al mondo. L’Europa è orgogliosa di questo patrimonio e dobbiamo lavorare per creare i giusti quadri normativi affinché la nostra industria possa affrontare i cambiamenti e crescere in Europa”. Per Metsola, l’automotive rappresenta un pilastro della nostra economia, dà lavoro a milioni di persone e ne sostiene molte di più, ed è uno dei principali motori della nostra ricerca e innovazione”. Parole che non sono innocenti né banali. Poiché, proprio sull’auto, c’è uno dei fronti di scontro più caldi con gli Usa. Ursula von der Leyen, che ieri ha incontrato per parlare di energia e dazi il premier spagnolo Pedro Sanchez, ha mandato più di un messaggio a Trump: “La fiducia tra americani ed europei è qualcosa di prezioso e credo che durerà, sopravviverà a lungo termine”. Detto ciò, però, avvisa Washington: “Tutto come prima? No, i tempi stanno cambiando e sta cambiando l’Europa. Andiamo avanti, qualcosa di diverso arriverà ma ciò non significa che mettiamo in discussione la nostra amicizia con gli Usa: dobbiamo posizionarci in modo diverso”.