Esteri

Fine Covid, gli Usa assediati dai migranti Ora si entra con le app

di Giovanni Vasso -

JOE BIDEN PRESIDENTE USA


Fili spinati, app e il sogno americano. O quello che ne rimane. Con la fine della pandemia è scaduto anche il Titolo 42. E gli Stati Uniti si apprestano a fronteggiare una nuova ondata di migranti ai confini meridionali con il Messico. E mentre la Casa Bianca chiede aiuto alla Spagna, perché si alleggerisca la pressione ai suoi confini, spuntano le App per entrare negli States e chiedere asilo. Le organizzazioni internazionali fanno appello a Washington che, però, rischia di affrontare un momento di vuoto normativo che potrebbe trasformarsi in una caporetto per i suoi confini, già porosi.
Cos’è il Titolo 42
Finita la pandemia, termina anche il regime speciale in materia di immigrazione. Era il 2020, il presidente degli Usa era ancora Donald Trump. Fu lui a volere la legge che dava un deciso giro di vite all’immigrazione. Chiunque avesse raggiunto illegalmente il territorio degli States, poteva essere espulso immediatamente, senza nemmeno consentirgli l’opportunità di presentare una domanda d’asilo. Grazie al Titolo 42, in tre anni, sono stati espulsi circa 2,8 milioni di cittadini stranieri che avevano tentato di raggiungere gli Usa. Adesso, però, con la fine della pandemia è tornato in vigore il “vecchio” sistema. E frotte di migranti si sono già messi in fila per tentare di scavallare la frontiera tra Messico e Stati Uniti. Tra Ciudad Juarez e Matamoros, due dei più importanti centri al confine tra le due Federazioni, ci sono poco più di 15.500 persone che non aspettano altro di passare negli Usa. Solo nella giornata di giovedì, hanno attraversato la frontiera poco più di 10mila persone. Molti di loro hanno già ottenuto un appuntamento, con le autorità americane, per presentare domanda d’asilo.
Siti e app, la rotta digitale
Ci sono riusciti scaricando un’app, Cbp One, utilizzata soprattutto da chi arriva da Colombia e Venezuela. La procedura avviata online non garantisce che le domande presentate vengano accettate. Grazie a questo metodo, si è calcolato che circa mille persone al giorno riuscirebbero a passare il confine. Sembrano tante. Ma in realtà sono davvero pochissime. Intanto il governo americano ha deciso di aprire un nuovo sito per incoraggiare l’immigrazione legale. Si punta sulla riunificazione familiare, sui programmi di lavoro temporaneo e si è proposta un’opzione “libertà condizionata” da motivi umanitari. Le autorità Usa, inoltre, hanno deciso di lasciare una porta aperta per circa 30mila persone provenienti da Caraibi e Paesi disallineati. I cittadini “dissidenti” di Cuba e del Venezuela, quelli che scappano dalle violenze di Haiti e del Nicaragua potranno entrare negli States a patto di presentare, online, una domanda di asilo rafforzata dalla garanzia di uno “sponsor” finanziario. In pratica, ci sono 30mila pass per gli States a cui si potrà accedere tramite una sorta di fideiussione.
Spagna, aiuto
Ieri il presidente americano Joe Biden ha incontrato il premier spagnolo Pedro Sanchez. L’inquilino della Casa Bianca ha avuto parole al miele per il “collega” iberico. Ma non c’è rosa senza spine. O, per dirla meglio, non c’è blandizie senza una richiesta. Dopo aver sottolineato il “lavoro straordinario” del governo Sanchez, Biden ha chiesto a Madrid di farsi carico di parte dei flussi migratori che dal Sudamerica investono oggi gli Stati Uniti. La Spagna non s’è tirata indietro. E ha accettato di aderire a un programma comune che, nel quadro dell’incentivo all’immigrazione regolare, allestirà centri di ascolto e di accoglienza direttamente in Colombia e Guatemala. I rapporti tra Spagna e l’America Latina restano importanti. È dalla fine del franchismo che Madrid sta riallacciando i rapporti con l’area sudamericana, con la precisa intenzione di aumentare il suo peso geopolitico. Adesso gli Stati Uniti chiedono aiuto e il governo spagnolo incassa nuovi crediti nei confronti di Washington. Anche perché Sanchez ha accettato di aumentare, da quattro a sei, i cacciatorpedinieri presenti nella base navale di Rota.
La voce delle Ong
Con l’aumento della pressione alle frontiere Usa, si alza anche la voce delle organizzazioni internazionali. L’Unicef ha espressamente chiesto alla Casa Bianca di accogliere (almeno) i più piccoli. “I bambini migranti hanno il diritto di chiedere asilo, essere protetti dai pericoli e stare con le proprie famiglie”, ha tuonato Catherine Russel, direttore generale dell’Unicef: “Speriamo che la revoca delle restrizioni in materia di asilo legate alla salute pubblica al confine tra Stati Uniti e Messico, ai sensi del Titolo 42, contribuisca a ripristinare e salvaguardare questi diritti”. E infine: “Apprezziamo i recenti sforzi per fornire ai bambini e alle famiglie che migrano un maggiore accesso a percorsi migratori sicuri e chiediamo con forza a tutti i governi, compreso quello degli Stati Uniti, di assicurare accesso alle procedure di asilo, indipendentemente dalla nazionalità”.
Ma i confini restano blindati
Alejandro Mayorkas, ministro della sicurezza interna degli Stati Uniti, ha voluto inviare un eloquente messaggio ai migranti che si affollano lungo la frontiera con il Messico: “Non credete alle bugie dei trafficanti, il confine non è aperto”. Mayorkas ha dichiarato: “Le persone che arrivano alla frontiera senza utilizzare una via legale non saranno considerati idonei a chiedere asilo, siamo preparati a valutare in modo umano le richieste di asilo ed espellere le persone che non hanno basi legali per rimanere negli Stati Uniti”. Ai posti di frontiera sono stati mandati 24mila agenti della Border Patrol, la polizia di confine. Saranno affiancati da poliziotti e addirittura da contingenti di contractors. Il governo Usa non farà sconti a nessuno: “Le persone che non usano vie di ingresso legali ora dovranno affrontare conseguenze più severe, compreso il divieto a non rientrare per altri cinque anni e la possibilità di essere incriminati”.

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