Frane e alluvioni, 6 milioni di italiani a rischio
"Da anni non si stanziano risorse adeguate per la manutenzione del territorio"
L’Italia è un Paese a crescente rischio idrogeologico: a certificarlo ancora una volta il quarto Rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale presentato a Roma. In pericolo il 23% del territorio nazionale, il territorio del 94,5% dei Comuni, in totale 5 milioni e 700mila italiani, di cui 1 milione e 280mila in zone ad elevata o molto elevata pericolosità. Ad essere minacciati oltre 582mila nuclei familiari, 742mila edifici, quasi 75mila unità produttive delle imprese, 14mila beni culturali.
Il rischio è ampio
Il quarto Rapporto evidenzia un aumento del 15% della superficie del territorio italiano a pericolosità per frane rispetto al 2021, passando da 55.400 a 69.500 chilometri quadri. Un incremento che è principalmente dovuto a studi più dettagliati effettuati dalle Autorità di bacino distrettuali e dalle Province autonome, con aumenti significativi soprattutto in Alto Adige (+61,2%), Toscana (+52,8%), Sardegna (+29,4%) e Sicilia (+20,2%). L’affinamento degli strumenti rivela l’ampiezza più precisa del fenomeno.
Numeri che dicono pure come il concetto di “tragedia” ogni volta sia solo una via di fuga nell’interpretazione di un fattore non solo sociale, ma economico. Serve prevenzione, lo si dice da anni. E serve cambiare la programmazione del territorio. Chi non lo fa non può ogni volta invocare il destino circa i numerosi fenomeni meteo estremi (frane e alluvioni per primi) che si intensificano sempre più.
Per l’Anbi serve un Piano Straordinario di Manutenzione
“Da anni – ricorda Francesco Vincenzi, presidente Anbi – non si stanziano adeguate risorse per la salvaguardia del territorio, privilegiando gli interventi in emergenza. Di fronte all’accentuata fragilità orografica e ad una rete idraulica inadeguata all’estremizzazione degli eventi atmosferici, i dati dimostrano che c’è urgente necessità di programmare un Piano Straordinario di Manutenzione del Suolo, finanziato con almeno 1 miliardo di euro all’anno. E servono misure per contrastare il progressivo abbandono delle aree interne, pari al 60% della Penisola, dove vivono oltre 13 milioni di abitanti, zone determinanti per la sicurezza idrogeologica degli insediamenti urbani a valle”.
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