Politica

FratElly del Nord

di Domenico Pecile -

ELLY SCHLEIN - SEGRETARIA PD


Certo, all’opposizione il Pd è l’unico partito che non deve leccarsi le ferite più di tanto: tiene abbastanza al primo turno e confida (Udine docet) di imporsi in diversi ballottaggi come Pisa, Siena, Vicenza e Ancona. Ma è certo anche che l’esito di queste amministrative non intaccherà la buona salute del governo. Detto con le parole dell’ex ministro Dario Franceschini “se qualcuno pensa che la legislatura possa interrompersi, è folle. Il Centrodestra governerà cinque anni”. Come dire che per sondare la tenuta della luna di miele di Meloni si dovrà attendere le europee, vero primo test politico di rilevanza. Insomma, per il Pd quello di domenica – al netto di quanto avverrà tra due settimane – è un esito in chiaroscuro, senza infamia e senza lode: si conferma nettamente come il perno delle opposizioni, ma assiste nel contempo alla lenta agonia del Terzo Polo dei due galli nel pollaio, Calenda e Renzi, e all’enorme difficoltà di radicamento sui territori del M5S. Per Elly Schlein, resta comunque difficile sottrarsi a quanti le chiedono di indicare strategie e alleanze per il prossimo futuro. “A Brescia e Teramo c’erano coalizioni di tipo diverso ma noi non abbiamo parlato una lingua diversa. Penso ci siano margini per lavorare in modi ampio, ma non sta a noi. Per noi la preferenza è rispondere all’aspettativa dell’elettorato che non è quella di enfatizzare le differenze e discutere tra noi”. Il Pd non ha dunque alcuna intenzione di fare per adesso una scelta di campo tra Conte e il Terzo polo. Anche perché allo stato non sarebbe in grado di capire quali siano le affinità elettive con i due potenziali partner perché, al di là dei temi sui diritti civili, la linea del nuovo leader su altri versanti, come l’economia e la guerra in Ucraina, è ancora allo stato embrionale. Tornando alle alleanze, la Schlein ribadisce così la sua equidistanza: “Non siamo in uno scenario in cui a noi sta di esprimere preferenze. La mia preferenza è netta nella direzione di costruire un’alternativa solida alle destre che ci governano”. E se alle elezioni comunali di domenica scorsa queste alleanze si sono materializzate in maniera diversa e a volte contrapposta la Schlein fa voti di ottimismo e assicura che esiste “una costante: l’affidabilità di un Partito democratico che, senza parlare lingue diverse, in alcuni contesti ha saputo costruire alleanze”. Il tema per i vertici dem rimane quello di essere “massimamente uniti sui temi: pensiamo che ci siano dei punti di unità delle battaglie che possiamo mettere al centro”. Vero, se non fosse che il Pd non ha ancora squadernato un vero programma su cui costruire l’alternativa al centrodestra e che le alleanze alle comunali sono più facilmente realizzabili. Resta quindi ancora vago il proposito della Schlein secondo cui “mettendo al centro i contenuti si possono trovare alleanze con le altre forze alternative alla destra”. E a proposito degli avversari, la segretaria ha dichiarato che la destra frena nelle città “e anche chi li ha votati si rende conto dell’incapacità ad attuare il Pnrr, dell’assenza di risorse per gli enti locali. Una destra che sceglie di aumentare la precarietà”. Sfida apertissima a ballottaggi, garantisce. “Per noi sono tutti importanti, ci metteremo tutti noi stessi. Ho portato nella campagna elettorale gli stessi contenuti su cui si possono portare forze alternative alla destra, il Pd poterà il suo contributo sui temi”. Ma per vincere sarà necessario se non indispensabile “allargare ulteriormente rispetto alle alleanze sui temi del primo turno”. E per farlo il Pd andrà a caccia anche di voti dei tanti astensionisti. “Per noi l’astensionismo è una ferita. C’è stata una diminuzione meno importante, ma dobbiamo riportare le persone alle urne, persone che fanno parte in larga misura delle fasce più in difficoltà”. Quelle che il Pd da anni non solo non riesce più a intercettare, ma che hanno preferito accasarsi, soprattutto nelle periferie, nei partiti di Centrodestra”.

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