Esteri

Gli israeliani celebrano la Marcia delle bandiere Provocazione e violenza contro i palestinesi

di Martina Melli -


Si è tenuta ieri l’annuale “marcia delle bandiere”, una manifestazione degli ebrei ortodossi e dei coloni, che celebra ogni anno la presa e l’annessione (mai riconosciuta dalla comunità internazionale) della parte est di Gerusalemme e della Città Vecchia – all’epoca sotto controllo giordano – durante la Guerra dei Sei Giorni del 1967. La marcia, negli ultimi anni, è diventata sempre più una dimostrazione di forza e una provocazione dei nazionalisti ebrei nei confronti dei palestinesi. Secondo l’ONG israeliana Ir Amim, l’evento, che è stato spesso teatro di scontri, è largamente associato alla violenza contro i palestinesi e alla “manifestazione del dominio ebraico”. Per l’occasione, la polizia israeliana ha schierato oltre 3.200 agenti per controllare la marcia che, partendo da Gerusalemme ovest, si è conclusa al Muro del Pianto passando per due itinerari: il primo attraverso la porta di Giaffa e il quartiere armeno e il secondo attraverso la porta di Damasco e il rione islamico.
A metà pomeriggio gli israeliani ultranazionalisti hanno iniziato a riversarsi attraverso i cancelli della Città Vecchia, gridando insulti e slogan razzisti, con la segnalazione di alcune sommosse.
Fieri partecipanti dell’evento il ministro della sicurezza nazionale di estrema destra, Itamar Ben Gvir, e il ministro dei trasporti Miri Regev del partito Likud.
“Ci sono decine di migliaia di persone qui, grazie a Dio”, ha detto Ben Gvir dopo essere arrivato al punto di partenza della marcia in King George Street. “Gerusalemme è nostra per sempre”.
Limor Son Har-Melech, parlamentare del partito di Ben Gvir, Potere Ebraico, giunta a un altro punto della marcia, ha detto al Times of Israel: “Sto partecipando per celebrare la nostra vittoria sugli arabi”.
I manifestanti alla Porta di Damasco, sotto stretta sorveglianza, sono stati visti cantare slogan razzisti, sventolare la bandiera israeliana e ballare.
I palestinesi, di risposta, hanno organizzato contromanifestazioni nella Cisgiordania occupata e a Gaza, sventolando la bandiera palestinese.
I soldati israeliani hanno usato gas lacrimogeni per allontanare i manifestanti che si trovavano vicino alla recinzione che separa la Striscia di Gaza da Israele.
Un gruppo di partecipanti alla marcia ha lanciato vari oggetti, tra cui bottiglie d’acqua, contro i giornalisti musulmani posizionati sopra l’area di raccolta della Porta di Damasco.
In questo gruppo c’erano numerosi giovani che sventolavano addirittura la bandiera nera dell’organizzazione razzista di estrema destra Lehava.
Gli agenti della polizia di frontiera si sono spostati nell’area per arginare ulteriori incidenti, anche se alcuni manifestanti sono comunque riusciti ad aggredire i giornalisti.
Tra le varie provocazioni, anche “il tuo villaggio verrà bruciato”, un canto tristemente conosciuto dai palestinesi, che è stato intonato da decine di persone nella folla.
Il deputato Yitzhak Kroizer, del partito ultranazionalista Otzma Yehudit, ha affermato che la marcia delle bandiere riguarda “l’applicazione della sovranità a tutte le parti di Gerusalemme e la celebrazione della riunificazione della città”. “Alla marcia delle bandiere dimostriamo la nostra felicità per la riunificazione di Gerusalemme, l’eterna capitale del popolo ebraico, celebriamo il nostro culto e dichiariamo ‘viva il popolo ebraico”. MK. Kroizer sebbene sostenga di non perdonare i cori provocatori e razzisti che spesso sono stati caratteristica di questa giornata, insiste sul fatto che tali incidenti “non sono il fulcro” dell’evento.

La marcia si è svolta pochi giorni dopo il raggiungimento di un cessate il fuoco tra il gruppo della Jihad islamica palestinese e Israele, faticosamente raggiunto in seguito alla morte di 33 palestinesi uccisi dai bombardamenti israeliani e di un israeliano travolto dai razzi palestinesi.

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