Il Pentagono accusa Russia e Cina di lavorare allo sviluppo di letali armi biologiche. Per gli Stati Uniti è necessario agire con urgenza per affrontare un pericolo simile e altri eventi catastrofici, incluse le pandemie.

“Non sarei sorpreso se entro il prossimo anno dicessero che la Cina ha sviluppato programmi di armi biologiche offensive”, ha commentato Asha George, direttore della Commissione bipartisan per la biodifesa, in una intervista al Washington Post.

Secondo gli statunitensi, Pechino sarebbe anche più pericolosa di Pyongyang e Teheran, perché, oltre a non rispettare le norme internazionali esistenti sul biowarfare, avrebbe anche accelerato i suoi piani per integrare programmi di difesa biologica civile nell’apparato militare.

Cina, Russia, Corea del Nord e Iran mantengono capacità di creare tossine e agenti patogeni letali e “i progressi sia nella biologia sintetica che nella sintesi di peptidi possono rendere tali Stati capaci di sviluppare nuove tossine sia con effetti incapacitanti che letali”, si legge nel rapporto sulla strategia da adottare fino al 2035. Putin e Kim Jong–un vengono incolpati di non aver arrestato la produzione di armi biologiche offensive.

Negli ultimi dieci anni, il “Dragone” avrebbe destinato ingenti risorse al potenziamento di una rete di laboratori ad alto livello di sicurezza, in grado di svolgere e sperimentare patogeni sempre più pericolosi. Miliardi di dollari sarebbero stati spesi per assicurarsi il primato assoluto nella medicina altamente specializzata e nella ricerca biologica.

A preoccupare in particolare gli esperti della Difesa a stelle e strisce, che non hanno fornito risposte chiare sui bio-laboratori di Washington scoperti dalle truppe russe sul territorio ucraino, sono i programmi di ricerca e sviluppo condotti dagli scienziati al servizio di Xi Jinping sulle tossine e quello avviato per rendere il Paese un leader globale in tecnologie come l’ingegneria generica, la medicina di precisione e le scienze del cervello.