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Esteri

Guerra in Ucraina: Mosca e Kiev chiedono aiuto a Trump il “pacificatore”

Il presidente degli Stati Uniti punta su Erdogan

di Ernesto Ferrante -


Russia e Ucraina confidano nella mediazione degli Stati Uniti per uscire dallo stallo. Donald Trump, invece, fa affidamento sull’autorevolezza dell’omologo turco Erdogan per indurre i due belligeranti a deporre le armi. Il Cremlino ha chiesto a Washington di convincere Kiev ad agire per arrivare alla pace, dopo l’annuncio della visita di Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca venerdì. “Auspichiamo che l’influenza degli Stati Uniti, le capacità diplomatiche del Presidente Trump incoraggeranno l’Ucraina a partecipare più attivamente e prontamente al processo di pace”, ha dichiarato il portavoce, Dmitry Peskov, accogliendo “con favore” l’intenzione del tycoon di “contribuire a trovare soluzioni pacifiche”.

“Ora, mentre la guerra in Medio Oriente volge al termine, è importante non perdere lo slancio per promuovere la pace”, ha scritto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su X, osservando che “anche la guerra in Europa può essere risolta, e per questo la leadership degli Stati Uniti e degli altri partner è di fondamentale importanza”.

Erdogan può essere una chiave importante

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan può contribuire a mettere fine al conflitto in corso perché “è rispettato dalla Russia, dall’Ucraina, è rispettato da Putin. Ed è un mio amico, vado d’accordo con i duri”, ha risposto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla domanda dei giornalisti a bordo dell’Air Force One di ritorno dall’Egitto sul possibile apporto di Ankara. “Non vado d’accordo con i deboli. Vado d’accordo con i duri. Non so cosa significhi, ma Erdogan è stato fantastico con me. Quando la Nato ha un problema con Erdogan, cosa che succede spesso, mi chiamano per parlargli, e non ho mai fallito nel risolvere immediatamente”, ha proseguito il leader del GOP.

La postura di guerra della Nato

Ai negoziati non pensa più la Nato. Oggi al quartier generale della Nato di Evere si riuniranno i 32 ministri della Difesa dei Paesi membri per la ministeriale. Al tavolo, come ha spiegato a Lubiana il segretario generale dell’Alleanza atlantica Mark Rutte, si discuterà di “come rafforzare ulteriormente la nostra posizione di difesa e deterrenza”, alla luce dei recenti incidenti in Polonia, Estonia, Danimarca e Romania, ad opera di aerei e droni russi o di provenienza non accertata.

All’Aja nel giugno scorso, per compiacere Trump, gli alleati Nato si sono dati l’obiettivo di aumentare la spesa nella difesa al 3,5% del Pil entro il 2035, più un altro 1,5% nella categoria più ampia della “sicurezza”. Adesso è tempo di esaminare i piani per raggiungere il nuovo obiettivo di investimento nella difesa, con soluzioni credibili.

Il programma della ministeriale è serrato. L’inizio è previsto alle 7.30 di mattina, con gli arrivi dei ministri e il tradizionale doorstep del segretario generale alle 8, seguito alle 8.30 da dichiarazioni congiunte di Rutte e del segretario alla Guerra degli Usa, Pete Hegseth. La riunione vera e propria, a porte chiuse, dovrebbe avere luogo alle 9, seguita alle 12.30 da un Consiglio informale Nato-Ucraina. Intorno alle 14.15, il segretario generale della Nato dovrebbe tenere la conferenza stampa finale.

Successivamente, alle 15, si vedranno i componenti del gruppo di contatto Nato-Ucraina, poi sarà la volta delle dichiarazioni congiunte di Mark Rutte e del ministro della Difesa ucraino, Denys Shmyhal.

Il piano di riarmo dell’Ue

In serata i ministri dei Paesi Ue si riuniranno all’Europa Building per una cena di lavoro del Consiglio Esteri Difesa, presieduto dall’Alta Rappresentante Kaja Kallas, di ritorno dalla capitale ucraina, dove si è detta favorevole all’invio a Zelensky dei missili a lungo raggio Tomahawk. In agenda vi è un confronto sulla “prontezza nella difesa”, e la ripresentazione con qualche modifica di superficie del piano di riarmo ReArmEu, che ha subito delle variazioni lessicali da quando è stato lanciato, nel marzo scorso, da Ursula von der Leyen.

L’Unione Europea ad oggi “non è pronta” a difendersi dai droni che la Russia può lanciare dalle “navi portacontainer” verso le coste. Lo ha sottolineato il commissario europeo alla Difesa Andrius Kubilius, ieri a Bruxelles nel corso della quinta conferenza europea sulla sicurezza e la difesa, evidenziando che è stato preparato il terreno per raggiungere la “prontezza” necessaria entro il 2030.

Il 19esimo pacchetto di sanzioni dell’Ue contro la Russia per la guerra in Ucraina potrebbe non essere approvato entro il Consiglio Europeo della prossima settimana, anche se l’obiettivo è quello. Lo ha fatto capire l’Alta Rappresentante dell’Ue Kaja Kallas, parlando di dibattiti in corso tra 27 Stati membri e 27 democrazie diverse.

Il raid russo

Le Nazioni Unite hanno condannato l’attacco russo contro uno dei convogli del Wfp che trasportava aiuti umanitari nella regione di Kherson, definendo il raid “inaccettabile”. “Attacchi del genere sono del tutto inaccettabili. Gli operatori umanitari sono protetti dal diritto internazionale umanitario e non dovrebbero mai essere attaccati”, ha affermato in una nota Matthias Schmale, coordinatore dell’aiuto umanitario delle Nazioni Unite in Ucraina.


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