Politica

I casi Santanché e Delmastro: il silenzio di Meloni

di Domenico Pecile -


Cerbero, il cane mostro a tre teste cantato da Dante Alighieri e posto a guardia degli inferi. I meteorologi hanno chiamato così la nuova ondata di caldo africano in arrivo e che colpirà in maniera diversa tre zone dell’Italia.
Pare una metafora del clima bollente che si respira anche dentro il Governo, alle prese con tre principali fronti aperti: il caso Santanchè, l’imputazione di Delmastro per le rivelazioni su Cospito e, sullo sfondo, la riforma Nordio sulla Giustizia che avanza come un cingolato su un terreno minato. Tre vicende innescate da un unico Cerbero: l’annosa questione della giustizia che per l’ennesima volta torna al centro della politica ma paradossalmente senza alcuna sentenza. Tre grattacapi per il premier che avrebbe preferito non essere disturbata proprio adesso che la locomotiva Italia galoppa e che molte delle sue attività sono puntate sul futuro dell’Ue.

Certo, la difesa della Santanchè e l’attacco alla magistratura vanno registrati, ma paiono più come atti dovuti dei quali Meloni avrebbe fatto volentieri a meno.
E in questo tritacarne il premier si trova anche un’opposizione – come al solito in ordine sparso – ma decisa ad andare fino in fondo per mettere in crisi l’esecutivo. Insomma, la sensazione è che stia cercando di trovare una exit strategy quanto più possibile indolore. Dovrà dunque difendere la ministra, evitare di stravolgere l’agenda politica e fare il possibile per evitare di rimanere impigliata in una vicenda che, tra l’altro, palesa una scarsa coesione dentro la maggioranza.

E quindi, come prima mossa – anche se molti la giudicano remota – non escludere un avvicendamento al ministero del Turismo. Il nome del possibile sostituto che circola con una certa insistenza è quello di Gianluca Caramanna. Ma quello che continua a far parlare è la rabbia che il centrodestra ha manifestato per le iniziative delle toghe sia sulla ministra sia sul sottosegretario, Andrea Delmatrso, nei confronti del quale c’è un provvedimento di imputazione cotta per rivelazione del segreto di ufficio a Giovanni Donzelli che aveva letto in aula alcuni documenti del Dap (il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) sull’incontro tra alcuni deputati del Pd con alcuni boss sottoposti al 41 bis vicini di cella di Cospito. Il commento di palazzo Chigi era stato durissimo. “È lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivi di opposizione. E abbia scelto così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee”.
Il ministro degli Esteri, Tajani, dopo aver ricordato che il caso Santanchè ricorda l’avviso di garanzia a Berlusconi a Napoli, ha smussato le tensioni affermando che “la stragrande maggioranza dei magistrati fa il suo dovere, ma c’è una parte che è politicizzata”. Ma lo stesso premier, infastidito per l’imputazione coatta del suo sottosegretario aveva tuonato che sulla giustizia adesso dobbiamo correre, il prossimo obiettivo che il governo deve raggiungere è la separazione delle carriere”. Tema questo alle viste della riforma della Giustizia del ministro Nordio.

Il governo punta infatti ad accelerare in modo deciso sulla riforma, nonostante le preoccupazioni di Bruxelles sull’abuso d’ufficio. Ma al centro, l’esecutivo pone soprattutto il tema della separazione delle carriere e le modifiche all’avviso di garanzia, oltre alla stretta sulle intercettazioni. “Vogliono farci pagare la riforma Nordio e il fatto che per la prima volta al Csm abbia vinto il centro destra”. E a proposito di avvisi di garanzia il vice ministro alla Giustizia, Francesco Poalo Sisto, ricorda che con la riforma Nordio “sarà vietata la pubblicazione anche parziale degli atti coperti dal segreto. Così l’informazione di garanzia diventa atto non pubblicabile fino alla conclusione dell’indagine”. Intanto si riunisce l’Anm. La convocazione era precedente ai casi Satanchè e Delmastro, ma è chiaro che il sindacato delle toghe non possa non prendere posizione su questo e la messa in discussione del Gip di Rima che ha disposto l’imputazione coatta di Delmastro.
E mentre Pd e 5 Stelle continua a bombardare la maggioranza (“quelle di Delmastro e Santanchè sono due pagine inquieranti della cronaca politica italiana”, aveva detto la Schlein, Azione si distingue. Calenda sostiene che: “il Pnrr èin parte perso, la sanità sull’orlo del collasso, salari reali in discesa, pubblica amministrazione che non riesce a mettere nulla a bando, pessimi indicatori in Ue sull’esclusione delle donne da lavoro. Possiamo parlare di questo anziché di Delmastro, Santanchè, di Berlusconi e di Sgarbi”?


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