Editoriale

I Re Magi del centro

di Tommaso Cerno -


L’editoriale – I Re Magi del centro

Nello sport nazionale di fare centro, cioè provare a ricattare i governi da quell’area del Parlamento che non ha nulla a che vedere con l’antica e sontuosa Democrazia Cristiana ma sembra più un refugium peccatorum di politici che hanno perso il consenso popolare ma sanno come nel Palazzo un voto conti, si apre il nuovo anno della campagna elettorale europea. Carlo Calenda e Matteo Renzi hanno litigato. E stanno tentando di capire come arrivare al 4% per piazzare qualche poltrona a Bruxelles. Il problema è che lo fanno senza che all’Italia interessi questo processo politico antistorico. In un Paese che è diviso su tutto, che ha passato le vacanze a discutere del pandoro Balocco di Chiara Ferragni, come se la nota influencer potesse essere una specie di Madre Teresa di Calcutta e non una donna immagine leggera che travolta dai milioni perde il controllo di sé, a schierarsi fra Palestina e Israele mentre i bambini muoiono a pochi metri da dove nacque Gesù di Nazareth, a litigare se quel presepio vada fatto oppure no, ad ascoltare padri di cultura islamica che minacciano le figlie di morte mentre noi accusiamo la società secolarizzata ma pur sempre democratica dell’Occidente di essere patriarcale. In un Paese così capita perfino di vedere un rigurgito di passato in Giuseppe Conte, che schiera il Movimento 5 Stelle contro il Mes, e poi comincia ad arrampicarsi in strane giustificazioni. Come se non bastasse ricordare che la sua genesi politica fu quel Conte uno dove anche solo parlare di un fondo salva stati sarebbe stato inimmaginabile. Ed ecco perché quelle immagini della Sacra Famiglia gender proposte da Più Europa alla ricerca di stupire gli italiani ci fanno invece comprendere come i riferimenti elettorali che muoveranno la gran parte degli elettori il prossimo giugno vengono dalla nostra storia. Proprio come c’è stato bisogno di un presepio per provare a sorprendere tratteggiando la natività del futuro, e ottenendo l’effetto opposto e cioè che non c’è nulla di sorprendente se non il fatto che addirittura un partito che si professa laico abbia come riferimento l’immagine più sacra della storia occidentale, così la sfida che ci aspetta vedrà Giorgia Meloni cercare la conferma del suo primato senza contribuire ad abbattere la portata politica dei suoi alleati, perché la vittoria europea non si trasformi in un boomerang per il suo governo. Il resto degli italiani, coloro che del governo non si fidano, si troveranno a scegliere fra due leader che si professano di sinistra, Elly Schlein e Giuseppe Conte, in una specie di primarie per sancire chi sarà il capo dell’opposizione post elezioni. Ed ecco che proprio il sogno di un angelo può vedere incastrato in questo processo bipolare che rispecchia la tendenza naturale dell’Europa di oggi, delle democrazie occidentali, del dibattito italiano l’ipotesi di un partito minoritario che si faccia spazio nell’immaginario elettorale tirando un colpo al cerchio un colpo alla botte nel nome di un centrismo che in Italia non è mai esistito nei tempi recenti, così come nemmeno nella prima Repubblica dove la Democrazia Cristiana aveva due caratteristiche che né Renzi né Calenda hanno: essere il partito di governo permanente, avere all’opposizione una sinistra che non aveva le chiavi per entrare a Palazzo Chigi.


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