Attualità

I troppi sbarchi degli irregolari e quel rischio radicalizzazione

di Francesca Chaouqui -


I troppi sbarchi degli irregolari e quel rischio radicalizzazione

In questo clima bellico del XXI secolo sembra si voglia spostare l’attenzione dalla questione vera del conflitto di potere dei grandi al tema religioso dei piccoli… gli ultimi. L’Africa da secoli colonia d’Europa ha deciso di conoscere il continente cui deve la sua condizione e forse a causa della mancata accoglienza ha deciso a modo suo l’invasione. L’Islam e il Cristianesimo, che si contendono il continente africano, tra Crociate, Guerre Sante e Jihad non hanno di certo fatto del loro meglio per dare l’esempio, ma ormai e per fortuna sembrano cose dell’altro mondo, quello che si studia sui libri di scuola perché oggi vediamo anche matrimoni tra le varie professioni di fede. La cartina delle religioni in Africa ben evidenzia la spartizione, quasi progettata a tavolino, della fede ma le condizioni politiche e sociali degli africani risultano quasi uguali in tutto il continente: nei Paesi colonizzati non ci sono cittadini liberi. L’America pur entrando nelle dinamiche belliche dei vari Paesi africani non ha ancora il controllo del continente, in mano invece all’Europa.

Religione e politica a tratti sembrano confondersi, quando si sente il grido di “Allah akbar” si pensa ai musulmani ma purtroppo non sono quelli del Corano, ma i soliti fondamentalisti che in nome di un loro dio agiscono generando il male. I musulmani che pregano e conoscono il Corano così come tutti i cristiani o gli ebrei che pregano e conoscono le scritture operano per il bene, la pace. Il Consiglio musulmano del Belgio infatti ha condannato con fermezza l’attentato e invitato le autorità a far luce sui fatti affinché non si associ l’episodio alla fede islamica. Dopo la Francia, il Belgio, Bruxelles, e poi chissà dove colpirà per dimostrare al mondo che è ovunque, che siamo ostaggi di persone che non sanno per cosa combattono e muoiono. Chi vuole intimorire l’Europa? Chi vuole trascinarci in un conflitto mondiale? La stampa segue i movimenti dell’attentatore contemporaneamente a quelli di Biden in Israele. Abdesalem Lassoued, 45 anni e proveniente dalla Tunisia, dopo essere sbarcato a Lampedusa, aver trascorso in Italia il tempo per la documentazione e aver messo da parte qualche pocket money, ha vissuto in Italia ed ha scontato una pena in carcere in Svezia prima di raggiungere Bruxelles. Perché agire ora? Se mai avesse avuto l’intenzione di vendicarsi di chi non l’ha compreso, accolto o altro di certo avrebbe trovato altri modi, forse la possibilità di un facile guadagno ha fatto maturare i tempi. Poteva essere considerato un comune brutto fatto di cronaca, invece in questo tempo con l’Isis che festeggia e rivendica, c’è da preoccuparsi. Chissà che s’inventeranno per distrarci dalla vera partita di risiko che stanno giocando i potenti, chissà quante vite dovranno ancora essere sacrificate prima che si mettano d’accordo, chissà come sarà questo pianeta nel prossimo secolo.

Di certo si poteva gestire meglio l’accoglienza agli immigrati, di certo i fondamentalisti faticano a dialogare, di certo ci sono interessi che vanno al di là della religione, di certo ancora una volta l’Europa, culla della civiltà, è attenzionata da chi la teme, da chi vuole sedurla e da chi vuole saccheggiarla. Non è più il tempo dei comunicati, serve una reazione audace e controcorrente ma a Bruxelles non sembra ne abbiano voglia. Le risposte all’attentato sembrano orientate ad inasprire controlli e pene contro gli immigrati piuttosto che andare a fondo delle motivazioni che spesso inducono questi potenziali buoni cittadini a compiere azioni contro chi offre loro accoglienza.


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