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Idrogeno: il 2025 dell’Italia tra opportunità e ostacoli

Il fabbisogno stimato per i settori industriali e dei trasporti pesanti è di circa 7,5 milioni di tonnellate all’anno di idrogeno “sostenibile”

di Angelo Vitale -

(Fonte: Enea su YouTube)


Idrogeno, l’Italia tra opportunità e ostacoli: il punto sul 2025 può partire dall’assemblea generale dei progetti IPCEI (Important Project of Common European Interest) sull’idrogeno, che ha riunito a Roma istituzioni, imprese e centri di ricerca sullo stato della tecnologia e sulle prospettive industriali. Dopo Berlino e Parigi, l’edizione italiana 2025 ha messo in luce sia le opportunità strategiche sia le criticità che rallentano il settore.

Idrogeno in Italia, il punto

L’Italia si conferma protagonista europea nello sviluppo della filiera dell’idrogeno, ma il percorso verso una produzione e utilizzo diffusi resta complesso: in campo opportunità e, insieme, ostacoli.

C’è l’impegno del governo Meloni nel promuovere la filiera nazionale, partecipando attivamente a tutti i cluster IPCEI: dalla ricerca e sviluppo (Hy2Tech) alle applicazioni industriali (Hy2Use), dalle infrastrutture (Hy2Infra) alla mobilità (Hy2Move). L’Italia conta ora oltre cento imprese coinvolte nei progetti, in settori chiave come acciaio, chimica e trasporti pesanti.

Gli ostacoli

Nonostante le tecnologie siano mature, i progetti incontrano ostacoli significativi. Alberto Giaconia di Enea ha evidenziato che i ritardi non derivano dall’innovazione, ma da fattori economici e infrastrutturali. Incertezza, per esempio, sulla domanda di idrogeno verde o low-carbon, elettricità costosa e reti non uniformi in Europa. Il settore richiede misure integrate che riducano il rischio d’impresa lungo tutta la filiera, per rendere i progetti bancabili e attrattivi agli investitori.

Il potenziale nel nostro Paese

Il potenziale industriale dell’idrogeno è enorme. In Italia, il fabbisogno stimato per i settori industriali e dei trasporti pesanti è di circa 7,5 milioni di tonnellate all’anno di idrogeno “sostenibile”. Di queste, 4,1 milioni sarebbero destinati al solo comparto “hard‑to‑abate” (acciaio, chimica, raffinazione) e 2,1 milioni ai trasporti pesanti.

Per raggiungere questi volumi servirebbero circa 250 GW di nuovi impianti rinnovabili aggiuntivi, cioè circa tre volte gli attuali obiettivi fotovoltaici al 2030.

Il comparto offre dunque opportunità concrete: nuova occupazione, rafforzamento della catena industriale nazionale e riduzione significativa di emissioni, se l’Italia saprà far partire in modo operativo i progetti.

La sfida è complessa

Ma la sfida è complessa: nel 2025 il numero di iniziative in Italia collegate al mondo dell’idrogeno e sostenute dal Pnrr o al regime IPCEI ha raggiunto quota 123 progetti a settembre. Il governo ha inoltre annunciato incentivi per quasi 1 miliardo di euro a favore della filiera idrogeno.

Tuttavia, i dati europei mostrano che al 2030 l’Italia rischia di arrivare a solo 0,3 GW di elettrolizzatori installati rispetto all’obiettivo di 2,7 GW prefissato.

Serve quindi un coordinamento chiaro tra governo, imprese e Comunità europea, regole semplici e investimenti mirati, per evitare che le buone intenzioni restino sulla carta.

2025 punto di svolta

Il 2025 segna un punto di svolta. L’Italia punta a consolidare la sua posizione nella filiera dell’idrogeno, ma il successo dipenderà dalla capacità di trasformare piani e progetti in realtà operative.

Le barriere economiche e infrastrutturali restano tangibili: per esempio, il target 2030 nazionale prevede una domanda interna di 3,24 milioni di tonnellate (produzione + import) per l’idrogeno, di cui solo 2,27 milioni prodotte in Italia e 0,97 milioni importate.

Inoltre, lo scenario di lungo termine contempla che al 2050 la produzione nazionale possa coprire tra il 20% e l’80% della domanda, a seconda degli scenari.

In questo ambito, la trasformazione dalla roadmap alla linea di produzione sarà decisiva per il ruolo strategico dell’Italia in Europa.


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