Attualità

Il caso Caffaro e quei veleni che infiammano le elezioni

di Ivano Tolettini -


Il disastro ambientale del sito della Caffaro infiamma le lezioni. I licenziamenti dei lavoratori da parte della Caffaro Brescia srl, conosciuta come la fabbrica dei veleni, sono al centro del dibattito della Leonessa d’Italia perché tra tre settimane si vota il nuovo sindaco. “La situazione è molto seria. Chiediamo responsabilità sociale all’impresa, ma anche al Comune. I nove lavoratori licenziati garantiscono il presidio del sito molto complesso e non possono pagare colpe che non dipendono da loro”. La segretaria generale Filctem-Cgil di Brescia, Patrizia Moneghini, va diritta al cuore del problema. La società messa in liquidazione dall’imprenditore toscano della chimica di base, Antonio Donato Todisco, non appena ha comunicato che vuole interrompere il rapporto di lavoro riguardo alla gestione del sito di interesse nazionale e monitorato anche dal ministero dell’Ambiente, è scattata subito l’agitazione. La Procura della Repubblica, intanto, ha chiesto il rinvio a giudizio per i gravi danni ambientali di dieci persone per i veleni della Caffaro, tra cui anche il pisano Antonio Donato Todisco e il suo manager Alessandro Quadrelli, nonché l’ex commissario straordinario della Caffaro, l’avvocato veneziano Marco Cappelletto. Il processo si annuncia come unbattaglia vista la posta in gioco.

TODISCO E LA BOMBA

I sondaggi commissionati dai quotidiani locali, come il Giornale di Brescia, e le due coalizioni di centrodestra e centrosinisitra, capitanate rispettivamente da Fabio Rolfi e Laura Castelletti, mettono in risolto che quasi la metà dei cittadini sono preoccupati per l’ambiente. E in cima ai pensieri dei bresciani c’è il sito inquinato della Caffaro. Negli ultimi dieci anni, nonostante le promesse della amministrazione di centrosinistra come oggi afferma Rolfi, la situazione non è migliorata, anzi, tanto che lo stesso Todisco rischia il processo per avere aggravato l’inquinamento. Lo scorso novembre l’udienza preliminare è stata rinviata a giugno per consentire a Caffaro Brescia di completare la posa della barriera idraulica per evitare che i vecchi inquinanti, i policlorobifenili (conosciuti anche con l’acronimoPcb),i clorati e il cromo esovalente, e le nuove fonti di inquinamento, di cui per il procuratore aggiunto Silvio Bonfigli e il sostituto Donato Greco sono responsabili Todisco e i suoi manager, peggiorino un quadro ambientale complicato. L’area è di oltre 100 mila metri quadrati in una zona semi-centrale della città che è una bomba ambientale per la quale alla Caffaro Brescia sono stati sequestrati diversi milioni di euro per la bonifica. Ma a causa dell’aumento dei costi la società in liquidazione che il 7 marzo scorso ha concluso il contratto d’affitto ha deciso la retromarcia.

I CANDIDATI

“Ad oggi l’azienda è ancora presente sul sito – spiega Moneghini di Filctem-Cgil -, abbiamo fatto un incontro con il commissario del sito Mario Nova e la stessa società, solo che in questa fase ci sono più soggetti che stanno operando. Abbiamo chiesto a Caffaro Brescia di sospendere la procedura dei licenziamenti e di aspettare le risposte dal ministero dell’Ambiente, che entro breve dovrebbe darle”. La lievitazione dei costi per la bonifica ha indotto Caffaro Brescia a forzare la mano. Ma quando l’azienda di Todisco nel 2011 sottoscrisse il contratto d’affitto si era impegnata a garantire la sicurezza per il sito e a non peggiorare la situazione ambientale. Non solo, a Bussi sul Tirino in Abruzzo, dove l’azienda di Todisco ha proseguito la produzione del cloro-soda rilevando l’impianto dalla Solvay, ha ottenuto ingenti finanziamenti pubblici da Invitalia per 15 milioni di euro, a proposito di quella responsabilità d’impresa invocata dal sindacato affinché l’imprenditore non si sottragga alle proprie responsabilità sociali. La bonifica della Caffaro è oggetto di polemiche tra i due candidati sindaci. Fabio Rolfi del centrodestra parla di totale disattenzione da parte dell’avversaria e della sua coalizione dopo che dieci anni fa il centrosinistra, che ha guidato Brescia con Emilio Del Bono, “aveva promesso la bonifica e la rigenerazione dell’area con un nuovo parco a disposizione della città, ma non solo nessuna area è stata rigenerata, ma si rischia un triplo salto all’indietro in termini ambientali”. Per contro Laura Castelletti dice che le cose stanno cambiando con bonifica e messa in sicurezza e “chiediamo un intervento del commissario e del ministero perché Caffaro Brescia srl non porti a compimento questa scellerata decisione. Sosteniamo i lavoratori e i sindacati e chiediamo che si continui con celerità alla bonifica e alla messa in sicurezza dell’intero sito”.


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