Il comitato per il Sì. Giuliano Vassalli e quei valori comuni di aggregazione dei socialisti
di FABRIZIO CICCHITTO
Diciamoci la verità: quando si tratta di parlare di alleanze politiche i socialisti spaccano i capelli in quattro e magari si dividono anche perché, laddove esistono come gruppi organizzati, cioè a livello locale, le situazioni politiche sono diverse da luogo a luogo.
Invece questioni inerenti i valori e anche i nodi programmatici che riguardano scelte decisive sul terreno sociale e culturale hanno come conseguenza il fatto che i socialisti si ritrovano in modo spontaneo.
Non nascondiamoci dietro un dito: da quando nel 1992-94 la parte eversiva della magistratura, d’intesa con un’area del Pds (“i ragazzi di Berlinguer”, non i miglioristi), su input dei poteri forti e di qualche deep state estero, ha bombardato il Psi e anche i partiti laici e vaste aree della Dc, un conto è aperto. Adesso, sul tema della separazione delle carriere dei magistrati, l’Anm è scesa in campo in quanto tale arrivando addirittura a usare come sala riunioni la sede della Cassazione a sezioni riunite (a proposito, l’Anm ha pagato la sala? Non ci risulta infatti che la sede della Cassazione sia una proprietà privata dell’Anm).
Allora, di fronte a tutto ciò, l’iniziativa del comitato Vassalli sta avendo una risposta spontanea in giro per l’Italia di notevole rilievo da parte di un mondo, quello socialista, che non ha un partito ma valori comuni che appunto di per sé sono forti ragioni di aggregazione. E non ci nascondiamo nemmeno il fatto che l’arroganza e le menzogne provenienti da esponenti del mondo Anm svolgono anch’esse un ruolo importante.
Gratteri, che ha straordinarie possibilità di fare monologhi in tv senza contraddittorio ma con giornalisti in ginocchio, sta da giorni illustrando una menzogna, e cioè che la riforma implica la subordinazione dei pm al governo. Ciò nel testo della legge non c’è e nessuno lo sta proponendo come tappa ulteriore. Va anche detto che in molte nazioni europee questo rapporto fra esecutivo e magistratura inquirente c’è e quindi questi magistrati devono asserire che in quei Paesi non c’è la democrazia: finora nessuno di loro l’ha affermato.
Invece è a rischio in Italia il prepotere delle correnti che abbiamo sentito rivendicare recentemente dal segretario di Magistratura democratica. Tuttavia, al di là della discussione in atto, qualcuno ci deve ancora spiegare come si concilia la totale indipendenza e autonomia della magistratura, prevista anche dalla Costituzione, con correnti di destra, di centro e di sinistra che hanno rapporti innegabili con schieramenti e partiti.
Oggi il Pd è un partito liquido, nonostante l’attuale gruppo dirigente ha voluto addirittura affermare sul “no” la disciplina di partito. Ma col Pci la connessione con Md era strettissima, conclamata e segnata addirittura dalla rotazione delle cariche: molti esponenti, di cui potremmo fare anche il nome, facevano a rotazione i presidenti della Commissione Giustizia e poi nei cinque anni successivi rientravano nei ranghi della magistratura per poi essere rieletti la volta successiva. Il fatto è che con la riforma e i due Csm viene meno il potere dei pm, che sono quasi sempre stati alla guida delle varie correnti, di essere determinanti nella carriera dei magistrati giudicanti.
Questo e molto altro sta rappresentando un incentivo alle firme che provengono da tutte le parti d’Italia per il comitato Vassalli. Un nome che evoca tutta una storia, a partire dalla Resistenza, fino a scelte assai significative sul terreno della giustizia e anche sul caso Moro.
Torna alle notizie in home