Editoriale

Il dolore dei soldi

di Tommaso Cerno -


di TOMMASO CERNO

Come previsto è cominciata subito la battaglia delle lobby finanziarie per intimidire l’Italia che ha deciso di tassare almeno un po’, mai come i cittadini normali che lavorano, i profitti estorti dalle multinazionali che hanno guadagnato sui nostri tassi e sulle nostre crisi. Come una canzone talmente orecchiata da sembrare tua, così la nenia di chi vi spiega che è normale che tutti diventino più poveri tranne quelli che incassano i nostri soldi surfando sulle disgrazie del mondo è ripartita. Poco male. Fa parte di un mondo che domina le decisioni dei governi europei da almeno un decennio. Un mondo che cerca di salvare i propri interessi. E soprattutto un mondo che non crede possibile che un governo e un Parlamento liberamente eletti possano decidere davvero con la propria testa di cambiare questa regola sciocca che ha animato il dibattito finanziario e politico nell’epoca più diseguale e sbilanciata delle democrazie moderne.

Il governo italiano ha fatto bene ad agire contro la consuetudine. E ora farà bene a andare avanti. Più sentiremo critiche e minacce, più dipingeranno scenari drammatici, più vorrà dire che Meloni ci ha preso. E che ha toccato il cuore della ferita. Un ritorno della politica non solo è auspicabile di fronte a un mercato ormai senza padroni che ha smesso di ridistribuire ricchezza e ha cominciato invece a concentrarla. Ma è addirittura in ritardo, così come lo è il superamento dell’idea che siccome siamo una democrazia europea, allora dobbiamo obbedire a una Europa diseguale, che non ha saputo gestire la crisi sociale ed economica di milioni di suoi cittadini.

Mi interessa poco il dibattito fra destra e sinistra su chi abbia avuto l’idea o il coraggio di fare la prima mossa. Se Draghi, pur con minimi risultati, oppure il centrodestra di adesso. Quel che importa è che questa sia la strada che seguiremo per affermare una politica economica che abbia al centro una parola: equità. Siamo ancora lontani anni luce da questo obiettivo, ma è urgente che il Paese percepisca che chi lo guida, sia dal governo che dall’opposizione, ha chiaro in mente che non si può andare avanti nell’idea che la maggioranza delle persone pagano per tutto mentre dall’altra parte si costruiscono scenari che cadono sulle nostre teste dal cielo e mutano le nostre vite. Vedrete che se stavolta non mostreremo paura di chissà quale cataclisma, anche il sistema finanziario se ne dovrà fare una ragione. E dovrà trovare una via alternativa alla protesta. Sarà un bel giorno per l’Europa. Un risveglio migliore di questo tran tran che ha reso tutti più poveri e insicuri.


Torna alle notizie in home