Il Giubileo dei Missionari e dei Migranti
Domenica 5 ottobre Papa Leone XIV ha presieduto la Santa Messa in occasione del Giubileo del Mondo Missionario e dei Migranti. Un’omelia decisa e sentita quella posta in essere dal Santo Padre, scandita da parole di accoglienza e compassione, in cui è stata richiamata tutta la Chiesa a rinnovare lo slancio missionario e ad ascoltare il grido dei migranti, sottolineando che oggi la missione non conosce più confini geografici, ma attraversa le ferite dell’umanità.
Nello specifico, rivolgendosi ai fedeli, ha detto:
“Penso ai fratelli migranti, che hanno dovuto abbandonare la loro terra, spesso lasciando i loro cari, attraversando le notti della paura e della solitudine, vivendo sulla propria pelle la discriminazione e la violenza” e “dinanzi a questi scenari oscuri, riemerge il grido che tante volte nella storia si è elevato a Dio: perché, Signore, non intervieni? Perché sembri assente?”. Il Pontefice, sotto una pioggia battente, continua a rivolgersi loro dicendo: “siate sempre i benvenuti! I mari e i deserti che avete attraversato, nella Scrittura sono “luoghi della salvezza”, in cui Dio si è fatto presente per salvare il suo popolo. Vi auguro di trovare questo volto di Dio nelle missionarie e nei missionari che incontrerete!”. Ed evidenzia loro: “Siamo qui perché, presso la tomba dell’Apostolo Pietro, ciascuno di noi deve poter dire con gioia: tutta la Chiesa è missionaria”.
Il Santo Padre ci invita poi ad ascoltare il grido dei migranti
“Il dramma della loro fuga dalla violenza, la sofferenza che li accompagna, la paura di non farcela, il rischio di pericolose traversate lungo le coste del mare, il loro grido di dolore e di disperazione: fratelli e sorelle, quelle barche che sperano di avvistare un porto sicuro in cui fermarsi e quegli occhi carichi di angoscia e speranza che cercano una terra ferma in cui approdare, non possono e non devono trovare la freddezza dell’indifferenza o lo stigma della discriminazione! Non si tratta tanto di “partire”, quanto invece di “restare” per annunciare il Cristo attraverso l’accoglienza, la compassione e la solidarietà: restare senza rifugiarci nella comodità del nostro individualismo, restare per guardare in faccia coloro che arrivano da terre lontane e martoriate, restare per aprire loro le braccia e il cuore, accoglierli come fratelli, essere per loro una presenza di consolazione e speranza”.
Bisogna lavorare insieme
Serve “una rinnovata cooperazione missionaria tra le Chiese” e “oggi c’è bisogno di un nuovo slancio missionario, di laici, religiosi e presbiteri che offrano il loro servizio nelle terre di missione, di nuove proposte ed esperienze vocazionali capaci di suscitare questo desiderio, specialmente nei giovani”. Ma è anche vero che “le comunità del sud del mondo sono chiamate a discernere con attenzione le motivazioni vocazionali di chi desidera diventare missionario o missionaria”.
Nel giorno in cui la Chiesa ricorda San Francesco d’Assisi
Il Papa ha firmato dall’inizio del suo Pontificato la sua prima esortazione apostolica denominata: Dilexi te nella Biblioteca privata del Palazzo apostolico vaticano, alla presenza del sostituto della Segreteria di Stato, arcivescovo Edgar Peña Parra. Il titolo tradotto sta a significare ”Ti ho amato”, che sarà presentato nella Sala Stampa della Santa Sede stamattina (9 ottobre) dai cardinali Czerny e Krajewski, insieme ad un frate minore francescano e una piccola sorella di Gesù. Si, è proprio questo il titolo: ossia in modo diretto “Ti ho amato”; perché ha per tema l’amore per i poveri e i bisognosi.
Il documento
Richiama nel titolo la quarta e ultima enciclica di Papa Francesco, Dilexit nos “Sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo”, datata 24 ottobre 2024. Ricordiamo che l’esortazione apostolica è uno dei tipi di documenti ufficiali redatti dai Pontefici. In ordine di importanza, fra gli atti emanabili dal Santo Padre, si colloca al di sotto dell’enciclica ed è seguita, subito dopo, dalla lettera apostolica senza dimenticare, ovviamente, il Motu proprio.
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