Economia

Il Pnrr ricuce l’Italia

di Giovanni Vasso -

LUCA BIANCHI DIRETTORE DELLA SVIMEZ, RAFFAELE FITTO MINISTRO AGLI AFFARI EUROPEI, LE POLITICHE DI COESIONE E IL PNRR, ADRIANO GIANNOLA PRESIDENTE DELLA SVIMEZ


Il Sud tiene il passo, il Pnrr ricuce l’Italia. Ma è presto, troppo, per parlare di riscatto meridionale. Svimez ha presentato ieri il Rapporto 2023. Ci sono buone notizie, una volta tanto. Ma restano, in cima all’agenda, tanti nodi che l’Italia deve risolvere per far ripartire il Mezzogiorno e, con questo, l’intero Paese. Uno di questi riguarda il Pnrr. E, a proposito, ci sono le dichiarazioni del ministro per il Sud, Raffaele Fitto, che si è detto sicuro di riuscire a fare il punto della situazione e, soprattutto, di sbloccare la terza rata del piano.
I numeri del Rapporto parlano chiaro. La stima Svimez riferisce che il Pil italiano crescerà dell’1,1 per cento quest’anno. Ma questa volta il Paese non viaggia a due velocità. O, almeno, non lo fa così marcatamente come era avvenuto negli anni scorsi. Il Centro-Nord, infatti, aumenterà il suo prodotto interno lordo dell’1,2 per cento mentre il Sud assisterà a una crescita dello 0,9%. “Dovrebbe confermarsi, quindi, la capacità dell’economia meridionale di tenere il passo con il resto del Paese anche nell’anno in corso, in un contesto di normalizzazione della crescita nazionale dopo la ripartenza sostenuta del biennio scorso. Questa capacità potrebbe essere rafforzata, nel secondo semestre dell’anno, da un’efficace conclusione degli interventi relativi al periodo di programmazione 2014-2020 dei fondi europei della coesione”. Non solo Fsc, però. Per Svimez la chiave è (anche) nel Pnrr. “Se pienamente utilizzate, le risorse disponibili grazie al Pnrr fino al 2027 potrebbero avere un impatto cumulato sul PIL italiano di 5,1 punti percentuali: un apporto che balza a 8,5 punti per il Sud ed è di 4,1 punti nel Centro-Nord”. Ma non basta. Perché “il Pil del Mezzogiorno potrebbe far segnare già nel 2023 una crescita superiore di circa 5 decimi di punto rispetto alla previsione tendenziale (dallo 0,9 all’1,4%) e di circa 4 decimi nel Centro-Nord (dallo 1,2 all’1,6%)”. Il meglio, come sempre, deve ancora venire: “Negli anni successivi, il contributo aggiuntivo del Pnrr tenderebbe ad aumentare in entrambe le aree del Paese, ma con maggiore intensità al Sud, fino a chiudere sostanzialmente il divario di crescita tra Nord e Sud nel 2025”.
Insomma, se il Pnrr riesce, l’Italia potrebbe addirittura ricucirsi. Il ministro Fitto, proprio ieri, ha presieduto la cabina di regia del Pnrr con le parti sociali. Ieri sono stati convocati Confindustria, Ance, Confedilizia, Abi e Ania. Poi Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Unsic, Copagri, quindi Federterziario, Confetra, Confeservizi, Confprofessioni e Assoprofessioni. Oggi toccherà dalle 10 alle 11 a Confapi, Confimi, Confcommercio, Confesercenti e Federdistribuzione. Poi sarà la volta di Alleanza Cooperative, Unicoop, Confartigianato, Cna, Casartigiani. Terzo e ultimo tavolo di giornata sarà, infine, coi sindacati Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confsal, Cisal e Usb.
Intanto, da Coldiretti, Fitto promette che l’ingarbugliata vicenda legata alla terza rata è vicina a una soluzione: “Stiamo definendo alcuni aspetti di dettaglio di attuazione della terza rata e stiamo lavorando per definire complessivamente la modifica dell’intero Pnrr”. Per quanto riguarda la quarta, invece, il ministro ha riferito che “il governo ha presentato la modifica di dieci obiettivi della quarta rata da raggiungere, perché oggettivamente non si poteva”. E poi, durante la presentazione del Rapporto Svimez, il ministro ha promesso: “Nel giro di 2-3 mesi potremo avere un quadro organico di riferimento per poter avviare una fase di attuazione completa che possa non solo risolvere i nodi organizzativi dei programmi in questione ma anche cercare di mettere in campo una nuova strategia”. Insomma, l’Italia avrebbe fatto dei passi avanti per il Pnrr.


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