Politica

Il ritorno di Nordio: “Presto la riforma: pena non è solo carcere”

di Domenico Pecile -

CARLO NORDIO MINISTRO


Lo hanno già battezzato Nordio-pensiero, che può essere riassunto in due parole: garantismo e pragmatismo. Per lui, presunzione di innocenza e certezza della pena devono essere due facce inscindibili del garantismo. E sotto l’egida di questi due principi, il ministro presenterà la prossima settimana al Consiglio ministri un primo pacchetto di provvedimenti. E il primo baluardo “di ogni stato democratico”, che Nordio vuole blindare, è quello relativo all’indipendenza della Magistratura, come ha ribadito ieri all’inaugurazione dell’anno formativo della scuola superiore di Magistratura. Dunque, per il ministro della Giustizia “la formazione di una comunità ampia di operatori del diritto è la strada maestra per contribuire a consolidare l’essenziale fiducia dei cittadini nella giustizia e in chi la amministra”. Per questo tutto deve discendere da una magistratura autenticamente indipendente e autonoma”. E per questo, mira a “una giustizia capace di rispondere tempestivamente alle legittime domande di chi ha subito le conseguenze di un reato e allo stesso tempo in grado di tutelare i diritti e la reputazione di chi, anche sotto indagine, è presunto innocente, nel bilanciamento di altri diritti come la libertà di stampa”.
Insomma, una giustizia che da un lato, sia garante dei diritti dei cittadini e dall’altro, possa assicurare quella certezza della pena (“La Costituzione parla di pena e non di carcere e talora la pena può essere più efficace – per alcuni reati – attraverso misure e percorsi, adatta ai profili, anche molto diversi, dei detenuti e favorirne il reinserimento nella società dei liberi”) da tempo invocata. Una scommessa non facile e lo si era intuito già a inizio anno quando il ministro aveva dovuto rassicurare sulla necessità di un equo bilanciamento tra l’abuso delle intercettazioni e la necessità di un vero garantismo. “Se non interverremo sugli abusi – aveva affermato – cadremo in una democrazia dimezzata”. Serve – ha aggiunto sempre ieri – una giustizia capace di rispondere tempestivamente alle legittime domande di chi ha subito le conseguenze di un reato e allo stesso tempo in grado di tutelare i cittadini – e la reputazione – di chi, anche sotti indagine, è presunto innocente.
E allora via libera – come auspica il ministero – all’affidamento del potere di arrestare a un collegio di tre giudici anziché a uno, trasferendolo al Tribunale del riesame e prevedere che l’arrestato poi si possa rivolgere alla Corte di appello. E lo stesso obiettivo di coniugare garantismo e pragmatismo, il guardasigilli lo vuole estendere alla stampa, bilanciando il diritto inviolabile di libertà della medesima con i diritti degli indagati. E quindi “la giustizia” deve essere capace “di rispondere tempestivamente alle legittime domande di chi ha subito le conseguenze di un reato e allo stesso tempo in grado di tutelare i diritti, e la reputazione, di chi, anche sotto indagine, è presunto innocente, nel bilanciamento con altri diritti costituzionalmente garantiti come appunto la libertà di stampa”. Nella sua proposta da presentare al Cdm, Nordio punta ad affermare con forza che “la giustizia non ha bisogno di essere esemplare, per funzionare, piuttosto di essere efficace ed essere ispirata alla proporzione e alla equità”. E dopo questo primo pacchetto di provvedimenti, il ministro ha in serbo diverse, altre proposte tra cui la volontà di mettere mano all’abuso di ufficio, al traffico di influenze illecite, alle misure cautelari e alle intercettazioni.


Torna alle notizie in home